La sonda americana Juno ha trasmesso le prime immagini scattate durante il suo sorvolo di Giove. Alle 15:44 ora italiana del 27 agosto, la sonda ha doppiato il suo secondo perigiovio – il primo a strumenti accesi – calandosi fino a soli 4200 chilometri dalle nubi gioviane. Al momento del sorvolo, Juno viaggiava a 208 mila chilometri orari.
Mai la sonda si era avvicinata così tanto al pianeta — la manovra di inserimento orbitale del 5 luglio, infatti, era stata eseguita 460 chilometri più in quota — e mai si riporterà a distanze così ravvicinate nell’arco della sua missione, eccezion fatta per quando, a Febbraio 2018, si tufferà in picchiata nell’atmosfera.
La trasmissione dei sei megabyte di dati raccolti durante le sei ore del sorvolo ha richiesto un giorno e mezzo. Una volta iniziata la sua campagna scientifica vera e propria, Juno avrà a disposizione poco meno di due settimane tra un perigiovo e un altro per trasmettere tutte le informazioni alla Terra.
«Abbiamo dato la nostra prima occhiata al polo nord di Giove e non assomiglia ad alcun’altra cosa mai vista o immaginata prima,» spiega Scott Bolton, a capo della missione. «È più blu di altre parti del pianeta, e ci sono numerose tempeste. Non ci sono segni di bande o zone latitudinali come quelle che siamo abituati a osservare — Giove è quasi irriconoscibile in queste foto. Si può notare che le nubi hanno delle ombre, suggerendo che possano essere situate più in alto delle altre strutture».
Le immagini non mostrano nulla di simile alla struttura esagonale incastonata nel polo nord di Saturno. «Saturno ha un esagono nel polo nord,” prosegue Bolton. “Non c’è nulla di simile su Giove. Il re dei pianeti nel nostro sistema solare è un mondo davvero unico».
Altre sorprese arrivano dallo strumento italiano JIRAM, che ha mappato le radiazioni infrarosse provenienti dalle regioni polari di Giove. Le osservazioni eseguite tra 3.3 e 3.6 micron di lunghezza d’onda corrispondono alle emissioni degli ioni di idrogeno che, eccitati dalle particelle energetiche che precipitano dalla magnetosfera gioviana, portano alla comparsa delle aurore.
«JIRAM ha penetrato al di sotto della pelle di Giove, fornendoci le prime immagini infrarosse ravvicinate del pianeta,» spiega Alberto Adriani dell’IAPS. «Queste prime immagini infrarosse dei due poli di Giove rivelano punti caldi e punti freddi mai visti prima. Nonostante sapessimo già che le prime immagini infrarosse del polo sud di Giove avrebbero potuto rivelare le aurore australi del pianeta, è sorprendente vederle per la prima volta. Nessun altro strumento, né dalla Terra né dallo spazio, è mai stato in grado di osservare l’aurora australe. Ora, con JIRAM, possiamo vedere che è molto luminosa e ben strutturata. La grande quantità di dettagli in queste immagini ci dirà di più sulla morfologia e sulle dinamiche dell’aurora».
Dati interessanti sono stati raccolti anche dallo strumento Waves, che ha registrato le onde radio (7-140 kHz) associate alle attività aurorali di Giove. Queste emissioni sono note dagli anni ’50, ma non erano mai state ascoltate da così vicino.
«Giove ci sta parlando in una maniera che è unica dei giganti gassosi,» spiega Bill Kurth, a capo dello strumento. «Waves ha rilevato le emissioni caratteristiche delle particelle energetiche che generano le massicce aurore che circondano il polo nord di Giove. Queste emissioni sono le più intense nell’intero sistema solare. In questo momento, stiamo cercando di capire da dove provengano gli elettroni che le generano».
Il prossimo perigiovio avverrà al termine della seconda e ultima orbita di cattura, ovvero il 19 ottobre 2016, quando Juno riaccenderà il suo motore e, tramite una manovra di riduzione del periodo orbitale, si porterà sulla sua prima orbita operativa, inaugurando la sua campagna scientifica. Da qui alla fine della missione, Juno eseguirà altri 35 sorvoli di Giove.
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Incredibile ho ascoltato dei rumori emessi da Giove!! Sono senza parole.