Dawn ha mappato più di 130 aree luminose sulla superficie di Cerere, la maggior parte delle quali sono associate a crateri da impatto. Secondo uno studio guidato da Andreas Nathues del Max Planck Institute for Solar System Research, la composizione del materiale chiaro è compatibile con la presenza di un solfato di magnesio noto come esaidrite. Si pensa che le aree chiare ricche di sale si siano formate in seguito alla sublimazione di acqua ghiacciata.
“La natura globale dei punti luminosi di Cerere suggerisce che questo mondo abbia uno strato sotterraneo di ghiaccio d’acqua,” spiega Nathues.
Tra tutte le aree chiare che costellano la superficie di Cerere, le più luminose sono le due strutture all’interno di Occator, un cratere largo circa 90 km. I due punti, uno dei quali è situato in corrispondenza della fossa centrale, larga 10 chilometri e profonda 0.5, riflettono circa il 50% della luce che ricevono. La fossa, inoltre, è attraversata da una serie di solchi e fratture. Il cratere, con i suoi bordi marcati, è considerato dagli scienziati una delle più recenti formazioni apparse su Cerere, con un’età stimata intorno ai 78 milioni di anni.
Le immagini mostrano anche una sorta di foschia sospesa al di sopra di Cerere, una scoperta che potrebbe spiegare l’identificazione di vapore acqueo attorno al pianeta nano effettuata dal telescopio spaziale Herschel nel 2014. La foschia è presente nelle immagini scattate verso mezzogiorno ora locale ed è invece assente all’alba e al tramonto. Gli scienziati ritengono possibile che un fenomeno simile a quello che caratterizza le attività cometarie sia all’opera nel cratere Occator, con minuscole particelle di polvere e ghiaccio residuo che vengono sollevate in aria dal vapore acqueo. Tuttavia, saranno necessari dati a risoluzioni maggiori per poter far luce sui meccanismi alla base di questo fenomeno.
“Il team di Dawn sta ancora discutendo su questi risultati e analizzando i dati per comprendere meglio la situazione nel cratere Occator,” spiega Chris Russell, responsabile della missione.
Un altro notevole risultato raggiunto da Dawn in questi mesi è l’identificazione di argille ricche di ammoniaca, una scoperta effettuata dallo spettrometro italiano VIR.
La temperatura superficiale di Cerere è troppo elevata per poter consentire la presenza stabile di ammoniaca ghiacciata; tuttavia, le molecole di ammoniaca posso rimanere stabili se chimicamente legate ad altri minerali, ed è esattamente ciò che gli scienziati hanno individuato nei dati di Dawn.
La presenza di ammoniaca, del tutto inaspettata, suggerisce che Cerere non si sia formato nella cintura asteroidale tra Marte e Giove dove si trova oggi, ma che abbia avuto origine molto più in là. Un altro scenario plausibile è che Cerere abbia raccolto i materiali residui provenienti dal sistema solare esterno.
“La presenza di ammoniaca suggerisce che Cerere sia composto di materiale formatosi in un ambiente dove l’ammoniaca e l’azoto erano abbondanti,” spiega Maria Cristina de Sanctis dell’INAF. “Pensiamo che questo materiale abbia avuto origine nel sistema solare esterno.”
Nonostante questa particolarità, altre regioni dello spettro di Cerere mostrano delle somiglianze a quelle di alcuni meteoriti, in particolare delle condiriti carbonacee, meteoriti ricchi di carbonio che però presentano concentrazioni di acqua pari solo al 15-20%, contro il 30% di Cerere.
I dati di Dawn mostrano inoltre che la temperatura superficiale varia da -90 a -33 gradi centigradi, con picchi termici nelle regioni equatoriali.