Sento puzza di cometa
Mentre arriva alle fasi finali il concorso per trovare un nome al Landing Site di Philae, il team scientifico della missione Rosetta diffonde delle nuove immagini in cui è evidente una nuova, forte emissione di polveri dalla superficie di 67P/Churyumov-Gerasimenko. Se le fotografie collezionate finora indicavano un’attività concentrata nelle regioni di connessione tra i due lobi della cometa, le spettacolari foto della scorsa settimana di OSIRIS, e in particolare del canale italiano WAC (Wide Angle Camera), mostrano che questi getti provengono ora dall’intera superficie cometaria.
Attualmente 67P/C-G si trova a più di 450 milioni di chilometri dal Sole. Basandosi sui dati collezionati dalle osservazioni a Terra, gli scienziati credono che la distanza clou, sotto la quale l’attività cometaria diventa molto più intensa, si situa a circa 300 milioni di chilometri dalla nostra stella. Per 67P/C-G il superamento di questa frontiera avverrà a marzo 2015 e l’osservazione delle emissioni di questi giorni, prime avvisaglie di questo momento storico, saranno molto utili per la comprensione dei cambiamenti fisici che interesseranno la cometa.
«Essere in grado di monitorare queste emissioni da vicino per la prima volta ci fornisce informazioni dal valore incredibile – ha commentato Holger Sierks, PI di OSIRIS per l’MPS in Germania – ma da una sola immagine, non siamo in grado di capire la provenienza esatta dei getti. In questo momento, i ricercatori sono al lavoro per confrontare le immagini scattate da diverse angolazioni, in modo da poter ricostruire la struttura tridimensionale delle emissioni».
L’aumento dell’attività cometaria non dovrebbe costituire un problema per il prossimo landing previsto per il 12 novembre: il ritratto d’insieme della cometa mostra che l’attività complessiva di 67P/C-G aumenta ma il sito dell’atterraggio, situato sul lobo secondario, sembra ancora relativamente calmo, circondato a distanza ravvicinata – meno di un chilometro – da aree che sembrerebbero iniziare ad essere attive proprio in questi giorni. Per il momento si tratta di una situazione ideale che dovrebbe garantire l’incolumità del lander Philae e allo stesso tempo, permettere ai suoi strumenti di studiare da vicino il fenomeno una volta sulla superficie, comprendendone meglio i meccanismi.
In attesa che Philae affondi i denti nella cometa, lo strumento ROSINA (Rosetta Orbiter Spectrometer for Ion and Neutral Analysis) ne annusa le esalazioni con i suoi due spettrometri di massa già da inizio agosto. La chimica rilevata nella chioma della cometa è sorprendentemente ricca prima ancora che inizi l’intensa traspirazione causata dal calore solare. Ad un naso umano, 67P/C-G risulterebbe tutt’altro che fragrante, con un olezzo misto di uova marce (acido solfidrico) e di stallatico (ammoniaca), soffocato in un pungente effluvio di formaldeide, appena ingentilito da un aroma di mandorla amara (acido cianidrico). Si aggiunga a questo mix refrattario una zaffata metà alcolica (metanolo) e metà acetosa (anidride solforosa), nonché un retrogusto al dolce profumo aromatico di solfuro di carbonio e si arriva all’essenza sprigionata dalla nostra cometa. Un’essenza poco attraente ma anche difficile da percepire, perché la densità di queste molecole è ancora molto bassa, diluite nella componente principale della chioma cometaria: acqua gassata (molecole di acqua e anidride carbonica) mescolata con monossido di carbonio.
«Tutto questo lo rende una miscela scientificamente molto interessante per studiare l’origine del materiale che compone il Sistema solare, la formazione della nostra Terra e l’origine in essa della vita», dice Kathrin Altwegg dal Centro per lo Spazio e la Abitabilità (CSH) dell’Università di Berna. «E dopo tutto», prosegue scherzando Altwegg in riferimento alla forma bilobata del corpo celeste, «sembra che la cometa Churyumov sia stata effettivamente attratta dalla cometa Gerasimenko per formare Churyumov-Gerasimenko, anche se il suo profumo non può essere Chanel numero 5. Ma le comete hanno chiaramente le loro preferenze…»
A parte tutti questi ingredienti “profumati”, ROSINA sta rilevando molte altre molecole già a grandi distanze dal Sole. Un’analisi quantitativa mostrerà se e come questa cometa di corto periodo differisca dalle “classiche” comete provenienti dalla Nube di Oort, un elemento importante per fare luce sulla nebulosa originaria da cui il nostro sistema solare è emerso.
La possibilità di assistere in diretta in ESOC a questo avventuroso landing è sempre più vicina per uno dei fortunati fan di Rosetta che nei giorni scorsi ha partecipato al concorso indetto da ESA e dai partner della missione (tra cui ASI e INAF) per dare un nome al Sito J. La selezione finale verrà effettuata dal Landing Steeering Committee e il vincitore, selezionato tra le proposte pervenute da tutti gli stati europei, verrà annunciato il 3 novembre. Il pubblico ha partecipato con grande entusiasmo, proponendo nomi evocativi attinenti ai grandi miti della storia antica. Tra i partecipanti, numerosi italiani (per l’esattezza 333), le cui proposte verranno vagliate da una giuria d’eccezione, che conta tra i suoi membri il Presidente ASI Roberto Battiston, il Presidente INAF Giovanni Bignami e il Direttore dell’INAF-IAPS, Pietro Ubertini.
Per saperne di più:
- Il blog di Rosetta
- Per maggiori informazioni su Rosetta e gli strumenti INAF segui questo Link
- L’articolo sul sito della Agenzia Spaziale Italiana
Rosetta è una missione dell’ESA con contributi dei suoi stati membri e della NASA. Il lander Philae è stato sviluppato da un consorzio internazionale a guida di DLR, MPS, CNES e ASI. La partecipazione italiana alla missione consiste in tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) sotto la responsabilità scientifica dell’IAPS (INAF Roma), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) sotto la responsabilità scientifica dell’Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova e del CISAS. A bordo del lander, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni SD2 (Sampler Drill & Distribution), sotto la responsabilità scientifica del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari.