I Blazar sono buchi neri supermassivi, associati al nucleo di galassie attive, che producono getti di energia radiante a velocità prossime a quella della luce, diretti secondo la linea di vista dalla Terra.
Poiché è molto raro ottenere l’allineamento dovuto, la loro osservazione da Terra è stata estremamente difficoltosa, almeno fino all’esperimento ideato al Kavli Institute for Particle and Astrophysics and Cosmology di Palo Alto: tentare di individuare i blazar grazie alla loro irradiazione infrarossa.
Di solito questi oggetti sono associati alla loro intensa emissione di raggi gamma, nel dominio delle radiazioni ad altissima energia: appaiono come flash di enigmatica natura ed estrema brevità per poter essere studiati. Poiché il processo di formazione dei getti radiali di energia avviene anche con l’emissione di una radiazione particolare nell’infrarosso, dovuta all’accelerazione delle particelle emesse, l’idea è stata di esaminare i dati rilevati dalla survey all-sky condotta dall’Osservatorio spaziale WISE (Wide-Field Infrared Survey Explorer) nel 2010, per associare alla moltitudine di sorgenti a bassa energia, identificate nell’infrarosso, qualche oggetto corrispondente ai blazar.
La survey ha identificato almeno 150 oggetti di questo tipo su 300 sorgenti di raggi gamma finora inspiegate, con altri 50 potenziali candidati; la review dell’intero catalogo di sorgenti infrarosse identificate dal WISE ha inoltre confermato la tracciatura infrarossa di un migliaio di blazar già conosciuti. La frequenza statistica sembra quindi suggerire che migliaia di altri blazar possano presto essere identificati, consentendo una migliore comprensione di questa classe di sfuggenti ed affascinati oggetti celesti.