Come già annunciato il mese scorso, SpaceX sta lavorando per lanciare una serie di capsule Dragon verso Marte. Un progetto molto ambizioso per una singola azienda privata, ma condividendo gli stessi interessi, la NASA si è subito mostrata interessata a dare il proprio supporto.
La Chief Scientist NASA Ellen Stofan ha spiegato, lo scorso 9 giugno, una conferenza presso l’Agenzia Spaziale Italiana, che questa collaborazione con SpaceX consente alla NASA di avere più opportunità per testare tecnologie che sono necessarie per missioni manned su Marte.
La famosa Journey to Mars che gli americani hanno iniziato a ‘percorrere’ con la prima amministrazione Obama è ricca di ostacoli. La NASA si è da sempre mostrata aperta a collaborare con partner istituzionali per la realizzazione di strumenti e tecnologie necessarie per una missione umana su Marte. Ma questo non esclude partner privati, come in questo caso SpaceX.
Per la prima missione Red Dragon è stata esclusa la costruzione di unpayload per ovvi motivi tempistici. 24 mesi sono troppo pochi per poter concepire e costruire un carico utile funzionante. Ma quello che la NASA può fornire a SpaceX sono una serie di tecnologie che possono essere testate durante il viaggio.
Saranno principalmente comunicazione e sistemi di navigazione deep-space per la missione nel 2018, che casualmente cade lo stesso anno del lancio del lander NASA Insight, che atterrerà anch’esso sul Pianeta Rosso.
In cambio SpaceX fornirà alla NASA utilissime informazioni sull’atterraggio del Red Dragon su Marte, dati che sono vitali se si vuole far atterrare grandi masse sul pianeta. La capsula testerà, infatti, un sistema di retropropulsori supersonici che potrebbero facilitare l’atterraggio di carichi pesanti.
Il discorso si fa più interessante per le missioni Red Dragon post-2018. La NASA sta considerano, infatti, di testare le tecnologie per lo sfruttamento di risorse in situ (ISRU), per generare acqua, ossigeno e metano per il combustibile, elementi essenziali per future missioni umane. Il rover 2020 della NASA che verrà lanciato quell’anno sperimenterà queste stesse tecnologie. Ma grazie alle missioni Red Dragon la NASA avrà più opportunità per studiare la ISRU.
Sembra quindi che questa collaborazione pubblico-privata possa alleggerire il carico di lavoro della NASA, che punta ad una prima missione umana per Marte vero la fine degli anni 2030.
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