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Osservare Venere nei giorni che precedono e seguono la congiunzione inferiore con il Sole (ma possibilmente anche nel giorno in cui si verifica) è davvero interessante e suggestivo.
Trovandosi alla minima distanza dalla Terra, le dimensioni del pianeta sono cospicue (attorno al primo d’arco) e la fase minima: prerogative di sicuro spettacolo! L’osservazione è però resa difficile (e anche pericolosa, attenzione!) dalla vicinanza prospettica alla nostra stella, che con la sua abbagliante luce tende a fagocitare Venere.
Quest’anno la congiunzione inferiore è avvenuta nelle primissime ore del 9 gennaio e io ho potuto seguirla per bene, favorito da condizioni meteo e prospettiche ideali, nonché aiutato dalla muraglia rocciosa che si erge davanti al paesino dove abito. Questa ha infatti occultato il Sole negli istanti in cui invece Venere, posto ad una declinazione più alta, si rendeva già visibile per alcuni minuti prima dello scollinamento dell’astro diurno.
Inoltre, pur trovandosi a declinazione abbondantemente negativa, mi ha favorito anche l’orario della comparsa del pianeta (attorno alle 11.00), quando la sua altezza in cielo era vicina al massimo, con un sicuro vantaggio in fatto di seeing. Infine, l’avere un punto di riferimento ben preciso, costituito dalla cresta rocciosa, mi ha aiutato in modo determinante: mi è bastato infatti individuare il pianeta alcuni giorni prima della congiunzione inferiore, quando era ancora relativamente distante dal Sole, prendendo nota del punto della montagna in cui sorgeva. Nei giorni seguenti la sua posizione sarebbe mutata di pochissimo ogni giorno.
La preparazione
Dopo averlo ammirato nel cielo del post-tramonto per lungo tempo, ho cominciato a seguirlo assiduamente dal 2 gennaio, osservandolo poi, meteo permettendo, quasi tutti i giorni fino a fine mese.
L’8 gennaio, giorno in cui la fase e l’elongazione si sono ridotte al minimo (0,33% la prima e 4,49° la seconda), mi è stato possibile osservare per bene l’esilissima falce. Poi, nei giorni seguenti, le cose sono risultate man mano più facili per l’allontanamento, sia pur lento, dal Sole.
Una volta raggiunto l’obbiettivo di coglierlo nel momento della congiunzione inferiore, mi sono posto un’altra “missione“: riprendere Venere a ingrandimento spinto nello scenario montano che lo circondava.
Fondere assieme cielo e Dolomiti è infatti un’altra mia grande passione a cui mi dedico da decenni. In questo caso occorreva scegliere un contesto che esaltasse lo scatto e quindi non certo una delle immense pareti “sorvolate” da Venere, che avrebbe reso il pianeta quasi insignificante. Alcune guglie poste sulla Cima di Terranova, non distante dalla grandiosa e celebre parete del Monte Civetta chiamata in ambito alpinistico “la Parete delle Pareti“, sembravano l’ideale.
Proprio quei pinnacoli, che avevo adocchiato al binocolo e ritenuti perfetti per le dimensioni di Venere, avrebbero valorizzato un magnifico incontro tra cielo e terra. Dai miei calcoli il pianeta sarebbe passato di lì entro pochi giorni ed è cominciata quindi l’attesa, quasi un appostamento. Giorno per giorno ho tenuto d’occhio lo spostamento del falcetto, favorito quasi sempre dal meteo favorevole, fino al passaggio sui pinnacoli. Un primo tentativo, compiuto nella mattinata del 12 gennaio, ha portato ad un parziale successo, ma il seeing pessimo ha in parte deturpato l’immagine. Non soddisfatto del tutto ho così riprovato il giorno successivo, l’ultimo a disposizione per ritrarre Venere sulle guglie rocciose. È andata decisamente meglio con Venere (fase 1,17%) che è sbucato su una forcelletta e ha cominciato l’arrampicata della guglia più grande e spettacolare, regalandomi uno scatto fantastico ed un’emozione indescrivibile.
Pur cimentandomi da tempo nell’osservazione delle fasi di Venere, mai ero riuscito ad arrivare al risultato di quest’anno in fatto di fase minima e minima distanza prospettica dal Sole. Ciliegina sulla torta poi, la foto quasi irreale di quel sottilissimo brillante falcetto tra le rocce, addirittura facilmente osservabile con un piccolo binocolo 10×50. Un’esperienza indimenticabile, che mi resterà negli occhi e nel cuore.
Note:
Nella prima foto a grande campo, segnalata dalla freccia, la posizione in cui si trovava Venere quando ho scattato la foto.
Nella seconda foto, scattata applicando la fotocamera al fuoco diretto di un telescopio da 80 mm di diametro e 600 mm di focale portati a 100 tramite un moltiplicatore di focale, la sottile falce di Venere nei pressi delle guglie della Cima di Terranova.
Per approfondire:
Un articolo, sempre a cura di Claudio Pra, su come osservare Venere nei giorni che precedono e seguono la congiunzione inferiore con il Sole, nel n. 224 pag. 140 di Coelum Astronomia: Gobba a levante… Venere Crescente!