Ed ecco la notizia, che ormai quasi di regola si è rimbalzata tra embarghi rispettati e meno, hanno annunciato in conferenza stampa dai quartier generali della NASA a Washington.
Dopo solo un anno dalla scoperta di tre pianeti attorno alla stella TRAPPIST-1, utilizzando il telescopio TRAPPIST-Sud dell’ESO di La Silla, il Very Large Telescope (VLT) al Paranal e il telescopio spaziale NASA Spitzer, e numerosi altri telescopi in tutto il mondo, gli astronomi hanno confermato che i pianeti in orbita attorno alla fredda nana rossa sono almeno sette. Tutti i pianeti, etichettati TRAPPIST-1b, c, d, e, f, g e h (in ordine crescente di distanza dalla loro stella madre), hanno dimensioni simili alla Terra.
Cali di luminosità della luce proveniente dalla stella, causate da ciascuno dei sette pianeti in transito di fronte ad essa, hanno permesso di dedurre informazioni sulle loro dimensioni, la loro composizione e orbita. Così si è scoperto anche che almeno sei dei sette pianeti sono paragonabili, per dimensioni e temperatura, alla Terra.
L’autore dello studio, pubblicato oggi su Nature, Michaël Gillon dell’Istituto STAR presso l’Università di Liegi, in Belgio, è chiaramente felice del risultati:
«Si tratta di un sistema planetario incredibile – non solo perché abbiamo trovato così tanti pianeti, ma perché sono tutti sorprendentemente simili per dimensioni a Terra!»
Con solo l’8% della massa del Sole, TRAPPIST-1 è una stella molto piccola – solo di poco più grande del pianeta Giove – e anche se a soli 40 anni luce da noi, nella costellazione dell’Acquario, ci appare molto debole. Ci si aspettava che tali nane rosse potessero ospitare pianeti delle dimensioni della Terra in orbite molto strette, e sono per questo diventate bersagli promettenti per la ricerca di vita extraterrestre, ma TRAPPIST-1 è il primo sistema del genere a essere stato fin’ora osservato.
Co-autore dello studio è Amaury Triaud: «La produzione di energia di stelle nane come TRAPPIST-1 è molto più debole di quella del nostro Sole. I pianeti hanno bisogno di essere in orbite molto più vicine di quanto accade nel Sistema solare, perché possa esserci acqua in superficie. Fortunatamente, sembra che questo tipo di configurazione compatta sia proprio quello che abbiamo visto attorno a TRAPPIST-1!».
Tutti i pianeti individuati in questo nuovo sistema stellare sono di dimensioni simili alla Terra e Venere e le misurazioni di densità suggeriscono che almeno i sei più interni siano con molta probabilità di natura rocciosa.
Le orbite sono non più grandi di quelle del sistema di lune galileiane di Giove, e molto più piccole rispetto all’orbita di Mercurio. Tuttavia, le piccole dimensioni di TRAPPIST-1 e la sua bassa temperatura portano a far avere ai suoi pianeti energia comparabile a quella che il Sole offre ai nostri pianeti interni. In particolare TRAPPIST-1c, d e f ricevono una quantità di energia simile a quella che ricevono Venere, Terra e Marte, rispettivamente.
Sebbene tutti e sette i pianeti potrebbero potenzialmente avere acqua allo stato liquido sulla loro superficie, i modelli climatici suggeriscono che i pianeti più interni, TRAPPIST-1b, c, d, siano con ogni probabilità troppo caldi, mentre quello più esterno, TRAPPIST-1h, troppo distante e freddo – sempre assumendo l’assenza di processi di riscaldamento alternativi.
TRAPPIST-1e, f, g, invece, rappresentano il Santo Graal per gli astronomi a caccia di pianeti abitabili: orbitano nella zona di abitabilità della stella e potrebbero quindi ospitare oceani di acqua di superficie.
Pur non potendo dare per scontato che davvero almeno uno dei sette pianeti risulti simile alla Terra, sono comunque tutti elementi che rendono TRAPPIST-1 un obiettivo estremamente importante per i prossimi studi sulla ricerca di esopianeti e vita extraterrestre.
Il Telescopio Spaziale Hubble (ESA/NASA) è già allo studio delle atmosfere dei pianeti e il team guidato da Emmanuel Jehin è comprensibilmente entusiasta: «Con la prossima generazione di telescopi, come l’European Extremely Large Telescope dell’ESO e il James Webb Space Telescope di NASA/ESA/CSA, saremo presto in grado di cercare evidenze della presenza di acqua e, forse, anche la prova dell’esistenza di forme di vita su questi mondi».
Per saperne di più:
• Su Nature l’articolo “Seven temperate terrestrial planets around the nearby ultracool dwarf star TRAPPIST-1” di Michaël Gillon, Amaury H. M. J. Triaud, Brice-Olivier Demory et al.
• Su Coelum 200 l’importanza de “I transiti planetari nello studio dei pianeti extrasolari” di Paolo Molaro.
• Su Coelum 204 si parla di pianeti extrasolari in occasione della scoperta di Proxima b: cos’è un pianeta extrasolare? Come si rileva? Il punto sulla ricerca: cosa ne pensano gli esperti? Intervista a Luigi Bignami. Il ruolo dell’E-ELT, l’European Extremely Large Telescope.
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Incredibile, Trappist-1g sembra proprio un gemello della terra e considerando che è anche uno dei tre che si trovano alla giusta distanza dalla stella possiamo veramente ritenere che ci sia la presenza di acqua liquida nella sua superficie.
L’unica cosa che mi rende perplesso sulla possibilità di “abitabilità” è data dalla estrema vicinanza dalla stella e quindi dal piccolissimo periodo di rivoluzione (9 giorni), mi vien subito da pensare al periodo di rotazione su se stesso che potrebbe essere altrettanto veloce (!).
Comunque sia sarà veramente emozionante assistere ai prossimi sviluppi di questa ricerca.
tieni però conto che non è che è così e quindi somiglia alla Terra, ma dai dati che hanno suppongono abbia grosse possibilità di somigliare alla Terra e quindi l’hanno disegnato così… poi magari invece è un pianeta come Venere, o un grosso Mercurio o Marte…
Il punto è che sono tanti, che sono quasi tutti sicuramente rocciosi e che possono avere temperature simili a quelle della Terra. Probabilità di avere acqua liquida, per la presenza di altri meccanisimi interni di produzione di calore, o atmosfere dense, ce l’hanno tutti e sette… in potenza, poi come sempre è tutto da verificare. Ma se sono sette invece che uno… magari qualche possibilità in più ce l’abbiamo di trovare quello giusto 🙂
Un uomo potrebbe vivere in quel pianeta (in rapporto ai 100 anni della Terra) per circa 4.055 anni.
Mi chiedo se Trappist-1 è stata definita una stella nana rossa dalla grandezza vicino al pianeta Giove, questo fa pensare che anche quest’ultimo potrebbe diventare una stella nana visto la composizione assai simile (innescando una reazione nucleare). A quel punto, se ciò fosse possibile, Marte riceverebbe forse la dovuta energia di luce e calore, tanto da divenire un pianeta più simile alla Terra per la vivibilità.
Una nana rossa è già una stella, Giove non ha mai avuto abbastanza massa per diventarlo ed è e resterà un pianeta gassoso. Le dimensioni non sono sufficienti, conta la densità e una serie di altri fattori… a metà strada tra pianeti gassosi e stelle ci sono le nane brune, in questo articolo si parla di nane brune e di cosa differenzia una stella da un gigante gassoso come Giove: http://www.esa.int/ita/ESA_in_your_country/Italy/E_una_stella_E_un_pianeta_Forse_ISO_ha_scoperto_la_vera_natura_delle_nane_brune
Però nessuno pone l’attenzione sul fatto che rivolgono tutti la stessa faccia verso la stella… Non mi sembra una buona cosa per lo sviluppo della vita (sicuramente non di forme intelligenti). Da una parte sempre buio e gelo, dall’altra torrido e sempre luminoso.
Concordo sull’osservazione. La grande vicinanza alla stella causerebbe un effetto marea tale da fermare la rotazione del pianeta, così come è avvenuto per i satelliti galileiani di Giove, per le lune di Marte, per la nostra Luna.
Chissà se qualcuno che ne sa più di me sa dirmi se ho ragione.
La rotazione in realtà non si “ferma” ma diventa sincrona: https://www.accademiadellestelle.org/tag/rotazione-sincrona/
E si, è probabile che anche i sette pianeti abbiano una rotazione sincrona attorno alla loro stella, secondo i principali modelli. Ma è ancora tutto da verificare. Per il momento sappiamo solo che sono “almeno” sette, abbiamo dedotto orbite e massa (non “viste”) che ci dicono che almeno 6 dovrebbero essere rocciosi e che almeno tre sono ad una distanza tale da poter avere acqua liquida.
Da qui a parlare di effettiva presenza di acqua liquida e possibilità di vita (microbica o altro) è un salto ancora troppo lungo. Prima di escludere qualsiasi possibilità o meccanismo servono più dati, e gli ostacoli per la nascita della vita sono molti di più del solo problema dell’orbita sincrona (radiazioni, esistenza di un’atmosfera, età del sistema.. è giovanissimo rispetto alla Terra).
Per quello non se parla in questo articolo, che dava solo il comunicato stampa così come è uscito, ma se ne potrà parlare (e in rete già si fa) in altri articoli di approfondimento, e quando si avranno nuovi dati. Per ora è solo un sistema moolto interessante e sicuramente un… osservato speciale. 🙂
La “vita”, purtroppo, non è ancora dietro l’angolo…
sistema planetario a 40 al da noi, scoperto con il metodo dei passaggi, non leggo nessun commento con la reale potenza di questa e delle altre scoperte con il metodo dei passaggi che mi pare siano già 3500, compresi tutti quelli scoperti da Kepler, la probabilità di trovare un sistema simile è data dal diametro della nana, che è di circa 200.000 Km, diviso la distanza ovvero 392.000 miliardi di Km, che è anche l’arco sotteso dalla nana, quindi un decimillesimo di secondo d’arco, ovvero 1 su 6,48 miliardi, è quindi chiaro che ci troviamo di fronte alla quasi certezza che un numero impressionantemente grande di stelle sia dotato di pianeti, specialmente se nane o comunque non giganti, in accordo con il fatto che se il momento angolare della stella è piccolo, deve essere posseduto dai pianeti, ma nei prossimi anni avremo la conferma, e tra 7-8 E-ELT vedrà la prima luce, e le conferme.
Come nessun commento sulla potenza della scoperta fatta attraverso i transiti planetari? 🙂
In coda all’articolo, nella sezione per saperne di più, sono segnalati degli articoli precedenti proprio su questo. E’ un invito a leggerli, proprio per l’importanza del metodo. E se ne parlerà ancora…
No, gli articoli li ho letti, ma mi riferisco ai commenti, vi perdete sul dato puntuale, come se fosse importante, non ha nessun valore, la stella in esame sottende un angolo di un decimillesimo di secondo d’arco, vuol dire che la probabilità che si verifichi un evento simile è di una su 6 miliardi e 500 milioni circa, cioè il sistema planetario coincide con il nostro angolo di visuale, per ogni pianeta scoperto dovremmo metterne in conto altri 6,5 . 10 alla nona, no continuo a dire nessun commento, inoltre Kepler ne ha scoperti e confermati 3500, in una zona limitata del cielo, nel cigno, ma da terra ne sono stati scoperti altri 1500, il dato che viene fuori è impressionante, almeno il 40% delle stelle, potrebbe avere pianeti, che poi ci sia la probabilità di trovarne in zona abitabile, questo dato aumenta con l’aumentare dei sistemi planetari, che potrebbero essere già 40 . 10 alla 9. come dicevo non dovremo aspettare molto, perché le conferme arriveranno nel 2024-25, con l’E-ELT al cerro armazonas.