In questa immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble, vediamo la possibile orbita (ellisse tratteggiata) dell’esopianeta HD 106906 b. Questo mondo remoto si trova a un’enorme distanza dalle sue stelle ospiti, la cui luce brillante è mascherata per consentire di vedere il pianeta (ma le vediamo indicate al centro della maschera). Il pianeta risiede al di fuori del disco di detriti circumstellare del suo sistema, simile alla nostra fascia di Kuiper di piccoli corpi ghiacciati oltre Nettuno. Il disco stesso è asimmetrico e distorto, forse a causa del rimorchiatore gravitazionale del pianeta ribelle. Altri punti di luce nell’immagine sono stelle sullo sfondo.  Crediti: NASA, ESA, M. Nguyen (University of California, Berkeley), R. De Rosa (European Southern Observatory), and P. Kalas (University of California, Berkeley and SETI Institute)

Gli astronomi stanno ancora cercando il Planet Nine, il Pianeta Nove, un ipotetico pianeta nel Sistema Solare esterno, proposto nel 2012 per spiegare le perturbazioni nelle orbite dei pianeti nani che abitano poco dopo Nettuno. Fin’ora, tra smentite e nuove prove della sua esistenza, ancora non è stato trovato, ma nel frattempo è stato trovato quello che sembra essere il Planet nine di un altro sistema stellare.
L’esopianeta in questione, di massa 11 volte quella di Giove e chiamato HD106906 b, occupa infatti un’orbita improbabile attorno a una stella doppia a 336 anni luce di distanza da noi, e oltre ad essere la prima volta che si riesce a misurare il movimento di un pianeta gigante in un’orbita molto lontana dal suo sole (dai suoi soli, in questo caso), potrebbe anche darci un indizio su dove cercare il nostro PIaneta Nove.  Lo studio è stato condotto da Meiji Nguyen dell’Università della California, Berkeley.

Quando è stato scoperto, grazie alle osservazioni dei telescopi Magellano presso l’Osservatorio Las Campanas nel deserto di Atacama in Cile, ha stupito la grande distanza in cui si trovava dalle sue stelle. L’esopianeta infatti, risiede estremamente lontano dalla sua coppia di stelle giovani e luminose, si trova a 110 miliardi di chilometri… più di 730 volte la distanza della Terra dal Sole! Questa ampia separazione ha reso enormemente difficile determinare l’orbita di 15.000 anni – il pianeta si sta muovendo molto lentamente lungo la sua orbita, data la debole attrazione gravitazionale delle sue stelle madri molto distanti. Servivano quindi osservazioni molto accurate del movimento del pianeta data la sua lentezza.

Il team del telescopio spaziale Hubble, l’unico a poter effettuare misurazioni così precise, è riuscito a farlo con osservazioni durate “solo” 14 anni, e si è anche accorto che il pianeta ha un’orbita estrema molto inclinata (attorno ai 21°), allungata ed esterna a un disco di detriti polveroso che circonda i suoi due soli.

«Per evidenziare quanto questo sia strano, possiamo semplicemente guardare il nostro Sistema Solare e vedere come tutti i pianeti giacciono all’incirca sullo stesso piano», ha spiegato Nguyen. «Sarebbe bizzarro se, diciamo, Giove fosse inclinato di 30 gradi rispetto al piano in cui orbita ogni altro pianeta. Questo solleva ogni sorta di domande su come HD 106906 b sia finito così lontano su un’orbita così inclinata».
Lo stesso disco di detriti è davvero straordinario, forse proprio a causa dell’influenza gravitazionale di questo pianeta vagabondo. «L’idea è che ogni volta che il pianeta si avvicina di più alla stella binaria, si agita il materiale nel disco», spiega De Rosa. «Quindi ogni volta che il pianeta passa, tronca il disco e lo spinge su un lato. Questo scenario è stato testato con simulazioni di questo sistema con il pianeta su un’orbita simile, prima che sapessimo quale fosse l’orbita del pianeta era».

L’ipotesi che spiega, al momento, come un pianeta possa arrivare a un’orbita così distante e stranamente inclinata, è che si sia formato molto più vicino alle sue stelle, circa tre volte la distanza della Terra dal Sole. Il muoversi all’interno di un disco gassoso e polveroso attorno al sistema ha causato il decadimento della sua orbita, costringendolo a migrare verso l’interno, verso i suoi ospiti stellari. Le forze gravitazionali delle stelle gemelle, che vorticano una attorno all’altra, lo hanno quindi spinto via in un’orbita eccentrica che lo ha quasi gettato fuori dal sistema, nel vuoto dello spazio interstellare.
A questo punto una stella deve essere passata molto vicino al sistema, stabilizzando l’orbita del pianeta e impedendogli di lasciare il suo sistema di origine. E, in effetti, i ricercatori hanno identificato una serie di stelle candidate che soddisferebbero i requisiti, utilizzando misurazioni precise della distanza e del movimento stellare dal satellite Gaia dell’Agenzia spaziale europea.

Questo scenario serve anche a spiegare come la bizzarra orbita di HD106906 b possa essere simile in qualche modo a quelle di un ipotetico Planet Nine che si troverebbe ai confini esterni del nostro Sistema Solare, oltre la Fascia di Kuiper.

Un’impressione artistica del Pianeta Nove, che eclissa il nucleo della Via Lattea, con il Sole visto sullo sfondo. Il circoletto giallo attorno al Sole indica l’orbita di Nettuno, a dimostrazione di quanto lontano dovrebbe essere tale pianeta gigante, se esistesse. Credit: ESO/Tom Ruen/nagualdesign

Potrebbe essersi formato nel Sistema Solare interno per poi essere stato espulso dalle interazioni con Giove, che lo avrebbe lanciato ben oltre Plutone. Il passaggio di alcune stelle potrebbe aver quindi stabilizzato l’orbita del pianeta espulso allontanando il percorso dell’orbita da Giove e dagli altri pianeti del Sistema Solare interno.
«È come se avessimo a disposizione una macchina del tempo per il nostro Sistema Solare, che tonra indietro nel tempo fino a 4,6 miliardi di anni fa, per vedere cosa può essere successo quando il nostro giovane Sistema Solare era dinamicamente attivo e tutto veniva spostato e riorganizzato», spiega Paul Kalas del Università della California, Berkeley, e componente del team che ha condotto lo studio.
Ad oggi, gli astronomi hanno solo prove circostanziali dell’esistenza del Pianeta Nove. Un’ipotesi alternativa è che non si tratti di un solo pianeta perturbatore gigante, ma che si tratti invece di uno squilibrio dovuto all’influenza gravitazionale combinata di più oggetti molto più piccoli.

«Nonostante la mancata individuazione del Pianeta Nove fino ad oggi, l’orbita del pianeta può essere dedotta in base al suo effetto sui vari oggetti nel Sistema Solare esterno», spiega Robert De Rosa dell’ESO di Santiago, in Cile, che ha guidato lo studio. «Questo suggerisce che se un pianeta fosse davvero responsabile di ciò che osserviamo nelle orbite di oggetti transnettuniani, dovrebbe avere un’orbita eccentrica inclinata rispetto al piano del Sistema Solare. Questa previsione dell’orbita del Pianeta Nove è simile a ciò che stiamo vedendo con HD 106906 b».
Gli scienziati che utilizzeranno il prossimo telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA, intendono ottenere dati aggiuntivi su HD106906 b per comprendere meglio questo peculiare sistema a due soli con un pianeta gigante in un’orbita eccentrica, di dato e di fatto, ai suoi lontani confini. Tra le altre cose, l’intenzione è quella di comprendere bene dove e come si è formato e se il pianeta ha detriti attorno.
«Ci sono ancora molte domande aperte attorno a questo sistema» ha aggiunto De Rosa. «Ad esempio, non sappiamo in modo definitivo dove o come si è formato il pianeta. Sebbene abbiamo effettuato la prima misurazione del movimento orbitale, ci sono ancora grandi incertezze sui vari parametri orbitali. È probabile che sia gli osservatori che i teorici studieranno HD 106906 negli anni a venire, svelando i molti misteri di questo straordinario sistema planetario».


21 dicembre 2020
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