Nuovi, straordinari panorami trasmessi dalla sonda New Horizons ci offrono una spettacolare visuale dei paesaggi alieni di Plutone, il pianeta nano visitato dalla missione americana a Luglio di quest’anno. Le immagini mostrano la stupefacente e inaspettata varietà della superficie di Plutone, con vaste pianure gelate popolate da ghiacciai di azoto, metano e monossido di carbonio e imponenti catene montuose di pura acqua ghiacciata che raggiungono i 3500 metri di quota.
Alla sua risoluzione massima, il panorama trasmesso da New Horizons copre 1250 chilometri di superficie. A destra si nota subito Sputnik Planum, la vasta pianura gelata che costituisce il lobo sinistro del cuore di Tombaugh Regio, fiancheggiata al centro dell’immagine dalle due catene montuose dei Norgay e degli Hillary Montes, alte rispettivamente 3500 e 1500 metri. I territori più collinosi visibili a sinistra sono intervallati da quelli che gli scienziati ritengono essere ghiacciati di azoto.
L’immagine è stata scattata circa 15 minuti dopo il culmine del flyby, quando New Horizons ha raggiunto la sua minima distanza, di circa 12500 chilometri, da Plutone. Al momento dello scatto, la sonda si trovava già circa 18 mila chilometri oltre il pianeta nano.
“Questa foto ti fa davvero sentire come se fossi lì, su Plutone, a guardare con i tuoi stessi occhi il panorama,” spiega Alan Stern, responsabile della missione. “Ma questa immagine è anche un tesoro di informazioni scientifiche, con nuovi dettagli sull’atmosfera, sulle montagne, sui ghiacciai e sulle pianure di Plutone.”
Grazie alla favorevole geometria orbitale, l’immagine mostra anche almeno una dozzina di stratificazioni di foschia all’interno dell’atmosfera di Plutone, composta in gran parte di azoto, fino ad almeno 100 chilometri di quota. In prossimità del terminatore, la linea tra giorno e notte, è perfino visibile quello che sembra essere un banco di nebbia celato tra le montagne.
“Oltre ad essere incredibili, queste foschie a bassa quota suggeriscono cambiamenti meteorologici tra il giorno e la notte, proprio come accade qui sulla Terra,” spiega Will Grundy del Lowell Observatory di Flagstaff, l’osservatorio che all’inizio dello scorso secolo portò all’individuazione di Plutone da parte di Clyde Tombaugh.
L’immagine ha anche permesso agli scienziati di raccogliere preziosi indizi sul ciclo di azoto di Plutone, per certi versi simile a quello idrologico della Terra. Il panorama mostra infatti delle zone luminose appena a est di Spuntik Planum dove gli scienziati sospettano si possano essere depositati recenti strati di ghiaccio provenienti proprio da Sputnik Planum.
Il trasporto di questi ghiacci sarebbe avvenuto tramite valli glaciali larghe tra i 3 e gli 8 chilometri situate proprio a cavallo tra i due diversi territori.
“Non ci aspettavamo di trovare indizi di un ciclo glaciale a base di azoto su Plutone all’opera nelle gelide condizioni del sistema solare esterno,” spiega Alan Howard dell’Università del Virginia. “Alimentato dalla debole luce solare, questo ciclo potrebbe essere paragonabile al ciclo idrologico che alimenta le calotte polari della Terra, nel quale l’acqua evapora dagli oceani, ricade sotto forma di neve e ritorna negli oceani attraverso i flussi glaciali.”
“In questo senso, Plutone è sorprendentemente simile alla Terra,” aggiunge Stern, “e nessuno l’aveva previsto.”
Già le immagini inviate nei primissimi giorni post-flyby avevano rivelato paesaggi straordinari e completamente diversi da ciò che ci aspettavamo: montagne di acqua ghiacciata fino a 3500 metri di quota, ghiacci di azoto in movimento, gelide pianure di metano, monossido di carbonio e azoto, un’atmosfera più vasta e definita ma anche più rarefatta di quanto previsto, un’estesa coda di plasma, campi di dune e molto altro ancora.
Per un’analisi dettagliata di tutte le scoperte effettuate finora, vi segnaliamo un nostro articolo di 13 pagine sul numero di Settembre (n. 195) della rivista Coelum Astronomia (disponibile anche in versione digitale cliccando qui). Inoltre, a breve pubblicheremo qui sul nostro sito un’intervista a due scienziati planetari riguardo Plutone e i dati trasmessi da New Horizons.
Non ho potuto resistere alla tentazione di impossessarmi di questa foto di Plutone (scattata da soli 12000 km di distanza da questo lontanissimo pianetino) e l’ho inserita nello sfondo del desktop del mio computer.