L'ultima orbita di Rosetta attorno alla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Dopo la manovra di inserimento del 24 settembre, il 29 inizierà la drammatica ma spettacolare discesa verso la superficie della cometa, sulla quale impatterà il 30 settembre, decretando la fine di questa straodinaria missione.

Mancano ormai tre settimane al drammatico ed emozionante finale della missione europea Rosetta. Il 30 settembre, la sonda atterrerà sul nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, posandosi sul bordo di un abisso largo oltre 130 metri. Il sito di atterraggio è situato nella regione Ma’at, posta lungo il lobo minore della cometa e caratterizzata dalla presenza di numerose cavità attive. È da questi abissi che i getti di polveri e vapore acqueo che si staccano dal nucleo hanno origine; inoltre, le loro pareti sono formate perlopiù da blocchi larghi qualche metro che potrebbero essere i resti dei cometesimi da cui si ritiene abbia avuto origine la cometa.

Rosetta continuerà a sorvolare la cometa fino al 24 settembre, quando si sposterà su un’orbita più elevata, a 15 per 23 chilometri di quota.

Nel pomeriggio del 29 settembre, dall’alto della sua nuova orbita, la sonda manovrerà e si porterà su una traiettoria di collisione con il nucleo, inaugurando una discesa di 20 chilometri.

L’impatto con il suolo avverrà tra le 12:20 e le 13.00 ora italiana (l’orario nominale è fissato per le 12:40) del 30 settembre.

Al momento dell’impatto, Rosetta avrà accumulato una velocità di circa 90 centimetri al secondo, o poco più di tre chilometri orari. In seguito al contatto con il suolo, il software di bordo procederà automaticamente a spegnere i sistemi vitali della sonda, compresi il sistema di controllo dell’assetto e l’antenna ad alto guadagno. A causa della distanza della cometa dalla Terra, l’ultimo segnale di Rosetta, ovvero quello dell’impatto, ci raggiungerà attorno alle 13:20 ora italiana.

Nell'immagine in basso la zona ingrandita dove atterrerà Rosetta. Sono visibili le profonde depressioni dovute all'attività cometaria nelle quali potrebbe concludere la sua missione. Copyright ESA/Rosetta/NavCam – CC BY-SA IGO 3.0

Rosetta si calerà verso un’ellisse di atterraggio di 700 per 500 metri, centrata quasi sul bordo dell’abisso soprannominato Deir el-Medina. A causa della vasta area di incertezza, non è possibile escludere che la sonda finisca all’interno della cavità; tuttavia, essendo l’abisso profondo circa una sessantina di metri, Rosetta sarà in totale oscurità e potrebbe non essere in grado di parlare con la Terra durante le ultime fasi della discesa, nel caso dovesse finire all’interno di Deir el-Medina.

È improbabile che la sonda rimbalzi contro la superficie e si perda per sempre nello spazio profondo: Rosetta, infatti, non è stata progettata per atterrare, e i suoi ingombranti pannelli solari (larghi 32 metri) verranno danneggiati durante l’impatto. La conseguente dissipazione di energia dovrebbe fare in modo che la sonda non rimbalzi contro il nucleo. Naturalmente, la discesa vedrà impegnati quasi tutti gli strumenti a bordo di Rosetta, fotocamere comprese. La traiettoria di avvicinamento non permetterà agli occhi robotici di Rosetta di fotografare il lander Philae, ripreso pochi giorni fa dalla fotocamera ad alta risoluzione OSIRIS. Normalmente, i dati raccolti da Rosetta vengono archiviati nella memoria di bordo e trasmessi alla Terra solo in un secondo momento; stavolta, visto che le comunicazioni cesseranno non appena la sonda toccherà la superficie, i dati saranno trasmessi quasi in tempo reale.

Il 9 settembre, Rosetta ha eseguito una nuova manovra per portarsi su orbite ellittiche ancor più vicine al suolo. Nei prossimi giorni, è possibile che la sonda si cali fino a meno di un chilometro dalla superficie.

Esiste una possibilità concreta che la sonda si schianti prima ancora del suo atterraggio: «Anche se è due anni che pilotiamo Rosetta attorno alla cometa, garantire la sua sicurezza nelle ultime settimane della missione in un ambiente così imprevedibile e così lontano dalla Terra e dal Sole sarà la nostra più grande sfida,» spiega Sylvain Lodiot, a capo delle operazioni della sonda. «Stiamo già percependo la differenza nel campo gravitazionale della cometa man mano che ci avviciniamo sempre di più: il periodo orbitale della sonda sta aumentando, e dobbiamo correggerlo con piccole manovre.»

«Un mese fa abbiamo celebrato il secondo anniversario del nostro arrivo in orbita attorno alla cometa, e il primo anniversario del suo perielio,» spiega Matt Taylor dell’ESA. «È difficile credere che l’incredibile odissea di 12,5 anni di Rosetta sia quasi al termine. Stiamo programmando le ultime operazioni scientifiche, ma sicuramente i fiumi di dati ci terranno occupati per svariati decenni.»

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