Le pianure gelate all'interno del Cuore di Plutone


Che la superficie di Plutone fosse straordinariamente diversa da ciò che ci si aspettava era chiaro già due giorni fa, quando sono arrivate le prime foto scattate da distanza ravvicinata da New Horizons. La prima immagine rilasciata al pubblico, in particolare, mostrava un’area larga circa 150 chilometri costellata di montagne alte fino a 3.5 chilometri e invece apparentemente del tutto priva di crateri da impatto. Quest’ultimo dettaglio suggerisce che la superficie sia geologicamente molto giovane, con la maggior parte delle strutture visibili risalenti a meno di cento milioni di anni fa.

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Tra i vari terreni ritratti da New Horizons, uno dei più affascinanti è quello montuoso. La presenza dei rilievi – che probabilmente sono composti da ghiaccio di acqua, dato che altri materiali volatili come l’azoto e il metano non riuscirebbero a sostenere strutture così massicce – indica che, almeno a livello geologico, Plutone dev’essere stato molto attivo in tempi relativamente recenti. Il mistero è quale sia la sorgente dell’energia necessaria ad alimentare tali attività: l’unica conosciuta su Plutone è il calore generato dal decadimento radioattivo di elementi quali torio e uranio, ma secondo i nostri modelli attuali non dovrebbe essere sufficiente ad alimentare una simile “vivacità” geologica.
Secondo altri, la natura di questa elusiva sorgente energetica è da ricercarsi nella relazione sincrona che lega Plutone a Caronte e viceversa: anche il semplice ciclo stagionale che vede i ghiacci di metano, azoto e monossido di carbonio sublimare dalla superficie di Plutone e poi depositarsi in regioni più fredde potrebbe causare una redistribuzione asimmetrica della massa sufficiente a causare a sua volta un’alterazione nell’assetto della relazione tra Plutone e Caronte e quindi portare a uno sbilanciamento nell’equilibrio del sistema. Spingendoci ancora più in là, si potrebbe speculare che le perturbazioni che si verrebbero a creare nel sistema potrebbero addirittura sfociare in un feedback positivo che porterebbe a un ulteriore aumento nelle attività geologiche dei due corpi.
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La superficie appare disegnata da forme poligonali irregolari delimitate da sottili canali, in alcuni dei quali si addensano dei rilievi formati da grumi di materiale probabilmente effuso dal sottosuolo. L'immagine è stata ripresa il 14 luglio dal Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) da una distanza di 77000 km.

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Ma se pensavamo di aver già scoperto abbastanza, le nuove immagini rilasciate oggi ci smentiscono – e dire la memoria robotica di New Horizons custodisce ancora il 97-98 percento dei dati raccolti. Le scoperte principali annunciate alla conferenza stampa tenutasi a Washington riguardano principalmente l’ormai celebre struttura a forma di cuore sulla superficie di Plutone, conosciuta informalmente come Tombaugh Regio, in onore dello scopritore di Plutone scomparso nel 1997 e le cui ceneri, o meglio parte di esse, stanno viaggiando su New Horizons.

Il primo risultato è che è stata individuata la concentrazione di monossido di carbonio osservata negli scorsi decenni da telescopi terrestri, e risulta situata nel ventricolo sinistro del cuore. La misurazione è stata effettuata dallo strumento Ralph il 14 luglio.

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Il secondo riguarda le pianure ghiacciate. Le immagini di Sputnik Planum, a nord dei Norgay Montes, rivelano una superficie priva di crateri divisa in poligoni irregolari lunghi circa 20 chilometri delimitati da solchi poco profondi. Alcuni di questi solchi contengono del materiale scuro, mentre altri sono interrotti da rilievi che potrebbero essere stati sollevati dal suolo da processi geologici oppure potrebbero essere formati da materiale più resistente rispetto al terreno circostante. Il resto della superficie è bucherellato qua e là da piccoli fossi, forse il risultato di processi di sublimazione.
Si pensa che questi segmenti si siano formati con la contrazione del materiale in superficie oppure come risultato di processi convettivi all’interno dello strato superficiale di ghiaccio di monossido di carbonio, metano e azoto.

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