Che la superficie di Plutone fosse straordinariamente diversa da ciò che ci si aspettava era chiaro già due giorni fa, quando sono arrivate le prime foto scattate da distanza ravvicinata da New Horizons. La prima immagine rilasciata al pubblico, in particolare, mostrava un’area larga circa 150 chilometri costellata di montagne alte fino a 3.5 chilometri e invece apparentemente del tutto priva di crateri da impatto. Quest’ultimo dettaglio suggerisce che la superficie sia geologicamente molto giovane, con la maggior parte delle strutture visibili risalenti a meno di cento milioni di anni fa.
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Ma se pensavamo di aver già scoperto abbastanza, le nuove immagini rilasciate oggi ci smentiscono – e dire la memoria robotica di New Horizons custodisce ancora il 97-98 percento dei dati raccolti. Le scoperte principali annunciate alla conferenza stampa tenutasi a Washington riguardano principalmente l’ormai celebre struttura a forma di cuore sulla superficie di Plutone, conosciuta informalmente come Tombaugh Regio, in onore dello scopritore di Plutone scomparso nel 1997 e le cui ceneri, o meglio parte di esse, stanno viaggiando su New Horizons.
Il primo risultato è che è stata individuata la concentrazione di monossido di carbonio osservata negli scorsi decenni da telescopi terrestri, e risulta situata nel ventricolo sinistro del cuore. La misurazione è stata effettuata dallo strumento Ralph il 14 luglio.
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Il secondo riguarda le pianure ghiacciate. Le immagini di Sputnik Planum, a nord dei Norgay Montes, rivelano una superficie priva di crateri divisa in poligoni irregolari lunghi circa 20 chilometri delimitati da solchi poco profondi. Alcuni di questi solchi contengono del materiale scuro, mentre altri sono interrotti da rilievi che potrebbero essere stati sollevati dal suolo da processi geologici oppure potrebbero essere formati da materiale più resistente rispetto al terreno circostante. Il resto della superficie è bucherellato qua e là da piccoli fossi, forse il risultato di processi di sublimazione.
Si pensa che questi segmenti si siano formati con la contrazione del materiale in superficie oppure come risultato di processi convettivi all’interno dello strato superficiale di ghiaccio di monossido di carbonio, metano e azoto.
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