La Piccola Nube di Magellano è una caratteristica inconfondibile del cielo australe, anche a occhio nudo. In questa immagine da record – l’immagine nella banda infrarossa più grande mai ottenuta della Piccola Nube di Magellano –vediamo come le riprese di VISTA nell’infrarosso hanno “ripulito” l’inquadratura dalla luce diffusa delle polveri interstellari, che ora ci appare riempita da milioni di stelle. Oltre alla Piccola Nube, questa immagine a larghissimo campo contiene molte galassie di fondo e parecchi ammassi stellari, tra cui il brillantissimo ammasso globulare 47 Tucanae, sulla destra nella fotografia. Crediti: ESO/VISTA VMC

La Piccola Nube di Magellano (SMC dall’inglese Small Magellanic Cloud) è una galassia nana, di taglia più piccola della compagna, la Grande Nube di Magellano (LMC da Large Magellanic Cloud. Sono, tra le galassie vicine alla nostra, due delle più prossime – la SMC si trova a circa 200 000 anni luce, un dodicesimo della distanza della più famosa Galassia di Andromeda. Hanno anche una forma peculiare, a seguito dell’interazione reciproca e con la Via Lattea.

Nella cartina la debole costellazione del Tucano, che ospita la piccola vicina della nostra Galassia chiamata Piccola Nube di Magellano (indicata con un contorno verde): sono indicate le stelle visibili a occhio nudo in una notte buia e serena. La galassia senza telescopio appare come una debole macchia luminosa che assomiglia a una piccola nuvola. Sono segnati anche due ammassi globulari: NGC 104 (noto anche come 47 Tucanae) e NGC 362, non legati alla nebolusa e molto più vicini alla Terra. Crediti: ESO, IAU and Sky & Telescope

La relativa vicinanza alla Terra le rende candidati ideali per lo studio della formazione ed evoluzione delle stelle, tuttavia, mentre la distribuzione e la storia della formazione stellare in queste galassie nane sono notoriamente complesse, uno degli ostacoli maggiori per ottenere osservazioni chiare della formazione stellare nelle galassie è la polvere interstellare. Enormi nubi composte da questi minuscoli granelli diffondono e assorbono parte della radiazione emessa dalle stelle – specialmente la luce visibile – limitando quello che si può vedere da terra con i telescopi. Questo processo è noto come estinzione dovuta alla polvere.

La SMC è piena di polvere e la luce visibile emessa dalle sue stelle soffre di notevole estinzione. Fortunamente, non tutta la radiazione elettromagnetica viene influenzata dalla polvere nello stesso modo. La radiazione infrarossa attraversa la polvere interstellare più facilmente della luce visibile, perciò guardando la luce infrarossa di una galassia possiamo studiare le nuove stelle che si formano all’interno delle nubi di polvere e gas.

VISTA, il telescopio per survey in luce visibile e infrarossa, è stato progettato in particolare per la radiazone infrarossa. La Survey di VISTA delle Nubi di Magellano (VMC da VISTA Survey of the Magellanic Clouds) intende produrre una mappa della storia di formazione stellare delle due Nubi e mappare la loro struttura tridimensionale. Milioni di stelle di SMC sono già state fotografate nella banda infrarossa, grazie alla survey, dandoci una veduta senza confronti, quasi inalterata per l’influenza della polvere.

Questa raccolta mette in evidenza alcune zone di cielo dell’enorme immagine infrarossa della nostra vicina di casa, la Piccola Nube di Magellano, ottenuta con il telescopio VISTA all’Osservatorio del Paranal dell’ESO. Il pannello più in basso ritrae l’ammasso globulare 47 Tucanae, che si trova molto più vicino alla Terra della Piccola Nube di Magellano. Crediti: ESO/VISTA VMC

L’inquadratura di questa enorme immagine è piena di stelle appartenenti alla Piccola Nube di Magellano. Contiene anche migliaia di galassie di sfondo e molti ammassi stellari brillanti, tra cui 47 Tucanae, sulla destra dell’immagine, molto più vicina alla Terra di SMC. L’immagine può essere ingrandita: vi mostrerà la Piccola Nube come non l’avete mai vista!

La quantità di nuove informazioni contenute in questa immagine da 1,6 gigapixel (43 223 x 38 236 pixels) è stata analizzata da un gruppo internazionale di astronomi, sotto la guida di Stefano Rubele dell’Università di Padova, utilizzando modelli stellari d’avanguardia per produrre risultati sorprendenti.

La survey VMC ha svelato che la maggior parte delle stelle all’interno di SMC si sono formate molto più recentemente di quelle delle più grandi galassie vicine. Questo primo risultato della survey è appena un assaggio delle scoperte che verranno, a mano a mano che la survey continuerà a riempire i vuoti della nostra mappa delle Nubi di Magellano.

Note

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Articolo scientifico

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