IMG_2867Il 24 ottobre ci accoglie una giornata radiosa e spostandoci 30 km a sud della capitale arriviamo al monastero di Khor Virap, che si staglia sullo sfondo del vicinissimo Ararat, alto 5137m, innevato e illuminato dal sole nascente.

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Ai piedi del monte fluttua una leggera nebbiolina rasoterra sui campi coltivati in rapido dissolvimento.

DSCN9551 Questa visione vale il viaggio, siamo tutti a bocca aperta, non è frequente poter vedere così bene l’Ararat ci confida Karine! Mentre ci arrampichiamo sulla strada che conduce al monastero rimaniamo un po’ assorti ad osservare il monte appena oltre i confini turchi, segnalati da lunghe reti di filo spinato.

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IMG_2922Karine si siede su un muretto del monastero e ci racconta che il termine Ararat deriva da Urartu che indica il territorio in cui ebbe origine l’Armenia.

DSCN9558Il popolo armeno è definito anche “popolo dell’Ararat” ma non solo, Noè è molto venerato in queste zone e presso il tesoro di Etchmiadzin sono conservati alcune tavole di legno che la tradizione vuole appartengano all’Arca.

IMG_2909La stessa chiesa principale del monastero di Khor Virap ha una forma che ricorda quella dell’ Arca, caratteristica che possiedono le chiese armene del IV secolo e qui secondo la leggenda vi fu imprigionato per 13 anni San Gregorio l’Illuminatore in un profondo pozzo, fino a quando venne graziato dal re Tiridate III, convertito dallo stesso santo al Cristianesimo.

Anche noi ci caliamo nel pozzo da una pericolosa scala a pioli, un luogo piuttosto inquietante.

Giunge purtroppo il momento di abbandonare Khor Virap e i suoi panorami unici, anche se il nostro gruppo si fermerebbe volentieri lì ancora un po’, sopratutto Sergio e Bruno, entrambi esperti alpinisti, rimasti a lungo a fissare l’Ararat e a raccontarsi impegnative scalate.

Ci aspetta la prossima tappa di un’intensa tabella di marcia, il monastero di Noravank, al confine con la regione del Nakhchivan, appartenente all’Azerbaigian e cominciamo a salire di quota.