Il 10 giugno 2011, la Lunar Reconnaissance Orbiter camera (LROC) ha registrato una serie di drammatiche immagini dell’alba lunare su Tycho. Si tratta di uno dei crateri più noti e più amati perchè è anche uno dei più facili e spettacolari da osservare grazie all’enorme e famosissima raggiera di cui è il fulcro.
Tycho si trova a 43,37 ° S, 348,68 ° E, ed ha un diametro (misurato sul “rim”, il bordo) di 82 chilometri; è contornato da un sistema di pareti che si innalzano fino a circa 4800 metri dal fondo (con una pendenza che il gioco delle luci rende quasi abissale, ma che in realtà è abbastanza modesta), rese estremamente spettacolari dalla presenza di numerosi terrazzamenti concentrici e col sovrapporsi di parecchie linee di cresta.
Il fondo del cratere è relativamente piatto con vari rilievi collinari che si susseguono tutto intorno al grande picco montuoso centrale, costituito da due o tre differenti cime principali, la cui altezza raggiunge i 2000 metri dalla base.
L’origine di Tycho è da ricondurre all’impatto di un asteroide di una decina di chilometri di diametro avvenuto circa 107 milioni di anni fa e la magnifica trama di scie argentate che si diparte dal cratere è il risultato della dislocazione istantanea di miliardi di tonnellate di materiale fino a distanze di centinaia di chilometri.
Nei grandi crateri d’impatto le raggiere dalle strie rettilinee e molto allungate (come nel caso di Tycho) indicano un’energia maggiore sprigionata nell’evento, un’età di formazione più recente oppure una diversa consistenza del terreno scavato rispetto a quelle che si presentano più frastagliate (come nel caso di Copernico, che si originò da un evento altrettanto energetico, ma verificatosi sulla “morbida” crosta lavica di Imbrium e non sui più solidi “altopiani”).