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Natale su Ganimede – approfondimenti sul quesito e soluzione

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Un grafo completo con informazioni sulle distanze tra coppie di punti

MoebiusCommessi viaggiatori

Prendete un foglio di carta. Disegnate a caso alcuni punti, e colorate di rosso uno di loro. Immaginate ora che il punto rosso rappresenti il punto di partenza e di arrivo di un tragitto che deve necessariamente toccare anche tutti gli altri punti, ciascuno una e una sola volta.

Ora, se esaminate il vostro foglio, vi accorgerete che, molto probabilmente, esistono numerosi tragitti che soddisfano i requisiti: tutti partono dal punto rosso, passano attraverso tutti gli altri (ciascuno esattamente una volta), e finiscono di nuovo sul punto rosso. Il bello è che i percorsi possono avere lunghezze diverse. Il vostro compito è trovare il tragitto più breve tra tutti quelli ammissibili.

Ogni percorso possibile è formato da una sequenza di segmenti consecutivi, ciascuno dei quali congiunge tra di loro due punti. Per stabilire qual è il percorso più breve, dovete armarvi di righello (e di pazienza), prendere in esame tutte le soluzioni possibili e di ciascuna misurare la lunghezza totale (equivalente alla somma delle lunghezze dei singoli segmenti che congiungono i punti): in questo modo il problema si riduce alla fine a un confronto tra tutte le soluzioni trovate.

Una formulazione più rigorosamente matematica richiede che vengano specificate in partenza le distanze esistenti tra tutte le possibili coppie di punti. Ciò è necessario perché le coppie di punti connesse da segmenti in una certa soluzione sono in generale diverse dalle coppie congiunte in un’altra soluzione. I matematici chiamano grafo completo una rete di punti corredata di queste informazioni sulle distanze tra punti.

Il problema che ho descritto è noto come “problema del commesso viaggiatore”. È uno dei problemi classici della teoria dei grafi, e trae il suo nome dall’interpretazione tipica che viene data: un commesso viaggiatore deve visitare una serie di città (ciascuna esattamente una volta) partendo da una di esse e terminando il suo giro nella stessa città di partenza, scegliendo però il viaggio più breve possibile.

Ad esempio, consideriamo il grafo completo della figura qui sotto. Supponiamo che ognuno dei 4 nodi corrisponda a una città, e che gli archi che congiungono i nodi tra di loro rappresentino le strade che collegano una città all’altra.

Su ogni strada viene indicata la sua lunghezza (ad esempio in km). Consideriamo la città 1 come punto di partenza e di arrivo dei tragitti.

Un grafo completo con informazioni sulle distanze tra coppie di punti

Un possibile percorso è quello che attraversa, nell’ordine, le città 1 – 4 – 2 – 3 -1. Se fate la somma dei numeri indicati sugli archi interessati, scoprite che la lunghezza complessiva di questo percorso è 95 km. Un altro percorso possibile è 1 – 3 – 4 – 2 – 1, la cui lunghezza è 80 km. Il secondo percorso, quindi, è migliore del primo.

Quanti sono i possibili percorsi che dobbiamo considerare? Il loro numero equivale al numero di possibili permutazioni dei nodi del grafo completo privato del nodo di partenza e di arrivo (che sicuramente deve trovarsi all’inizio e alla fine della sequenza), cioè al numero di modi di mettere in fila questi 3 nodi. Ebbene, non è difficile dimostrare che il numero di permutazioni di un insieme di N elementi è dato dal fattoriale di N, che si indica con il simbolo N! e che corrisponde al prodotto di tutti i numeri interi compresi tra 1 e N. Nel nostro esempio di grafo con 4 città, i nodi in questione sono N = 3, e quindi le possibili soluzioni sono pari a N! = 3! = 3 × 2 × 1 = 6.

Come cresce velocemente la funzione fattoriale

Per risolvere il problema, dovremmo misurare la lunghezza di ciascuno dei possibili 6 percorsi, e alla fine potremmo stabilire qual è il più breve in assoluto.

Finché i nodi del grafo (cioè le città) sono soltanto 4, o comunque molto poche, il numero di soluzioni possibili è abbastanza limitato, ed è quindi possibile esaminarle tutte, magari conl’ausilio di un programma informatico. Purtroppo, però, il fattoriale è una funzione che cresce molto rapidamente (vedi tabella): già con 8 città le alternative sarebbero 40.320, con 10 città salirebbero a 3.628.800, e con 20 città si arriverebbe a più di 2 miliardi di miliardi!

Anche impiegando computer potentissimi, il problema diventa ben presto intrattabile, e sono necessarie tecniche di approssimazione (o euristiche) per la ricerca delle soluzioni.

Un po’ di storia

Il gioco icosiano di Hamilton

Qualche lettore affezionato ricorderà che nel primo articolo della rubrica Moebius, uscito nel numero 172 di luglio-agosto 2013, avevo parlato di due celebri rompicapi matematici: le torri di Hanoi e il gioco icosiano. L’inventore di quest’ultimo fu Sir William Rowan Hamilton, che nel 1857 descrisse il gioco durante una riunione della British Association for the Advancement of Science.

Il rompicapo consisteva nel trovare un cammino che toccasse tutti i vertici di un dodecaedro (uno dei solidi platonici, da me trattati nel numero 184 di settembre 2014), percorrendo ciascuno degli spigoli esattamente una volta. Nelle due figure sono mostrati la confezione originale del gioco e una soluzione.

Una soluzione del gioco icosiano

Il gioco icosiano è, evidentemente, una particolare variante del problema del commesso viaggiatore, in cui il grafo di partenza non è completo, cioè è possibile utilizzare solo alcuni archi (quelli che corrispondono a spigoli del dodecaedro) e non altri.

Il problema generale del commesso viaggiatore, invece, fu analizzato negli anni Trenta del XX secolo dopo dal matematico austriaco Karl Menger, famoso soprattutto per aver descritto un particolare frattale tridimensionale noto come “spugna di Menger”.

L’ormai popolare riferimento alla figura del “commesso viaggiatore” nel nome classico del problema fu un’intuizione del matematico americano Hassler Whitney.

Per cercare di risolvere il problema del commesso viaggiatore (o “travelling salesman problem”, TSP, all’inglese), fino agli anni ‘50 del secolo scorso si utilizzò sempre il cosiddetto metodo di “forza bruta”, cioè l’enumerazione esaustiva di tutti i percorsi possibili e la comparazione delle rispettive lunghezze: ciò rendeva del tutto impensabile la risoluzione del problema con un numero di nodi appena superiore a una decina.

George Dantzig

Nel 1954 i matematici americani George Dantzig, Ray Fulkerson e Selmer Johnson proposero un metodo alternativo, basato sulla tecnica dei piani di taglio, per risolvere il problema in modo più efficiente: così facendo riuscirono a trovare un percorso ottimale attraverso le 48 capitali degli Stati Uniti (Alaska e Hawaii non erano ancora diventati Stati a tutti gli effetti) più Washington, capitale federale.

La soluzione migliore, come scoprirono i tre matematici, era quella illustrata in figura.

Il manifesto del concorso della Procter & Gamble

Nel 1962, la Procter & Gamble lanciò un concorso tra i suoi clienti: per aggiudicarsi il premio in palio, si doveva risolvere il problema del commesso viaggiatore su una rete con 33 città.

Ulteriori progressi vennero ottenuti nei decenni successivi, sfruttando la crescente potenza dei computer ma soprattutto le tecniche via via più raffinate che i ricercatori riuscirono a sviluppare. Si cominciò così a risolvere il problema anche con molte migliaia di nodi.

Il problema di dicembre

Nel numero 187 di Coelum la rubrica Moebius ha rivestito il classico problema del commesso viaggiatore di un’ambientazione al tempo stesso interplanetaria e natalizia: la sfida consisteva nell’aiutare Babbo Natale a trovare un percorso ottimale per portare regali a tutti i bambini buoni del Sistema Solare.

Più precisamente, il contesto fantascientifico da me ipotizzato prevedeva cinque mondi abitati: la Terra, la Luna, Marte, Cerere e Ganimede. I mondi sono tra di loro connessi da speciali collegamenti, e ogni rotta che congiunge due mondi può essere percorsa dall’astroslitta di Babbo Natale in un certo numero di ore, il medesimo nelle due direzioni. In questo particolare problema del commesso viaggiatore (o meglio, del Babbo Natale interplanetario), al posto delle città abbiamo quindi i cinque pianeti, e ogni arco del grafo è etichettato non da una lunghezza in chilometri, ma da un tempo di percorrenza in ore. Cito dall’articolo:

Precisamente, Marte dista due ore e mezza dalla Terra, ma la stessa distanza lo separa anche dalla Luna e da Ganimede. Tra la Terra e la Luna c’è un’ora di volo, mentre il nostro satellite dista tre ore e mezza da Ganimede. Terra e Cerere sono lontani quattro ore, e due ore separano il pianeta nano da Ganimede e anche da Marte.

Il compito del lettore consisteva pertanto nel trovare il tragitto più veloce, non il più breve. Ma non solo. Il percorso ottimale doveva soddisfare anche un ulteriore, fondamentale vincolo: ogni bambino del Sistema Solare doveva ricevere un regalo. Si ipotizza infatti che ciascuno dei pianeti abitati ospiti un certo numero di bambini e un magazzino con una data quantità di giocattoli. All’arrivo su ogni pianeta, Babbo Natale può caricare sul suo fantastico veicolo volante i giocattoli presenti nel magazzino. Nella tabella seguente sono indicati il numero di bimbi e di giochi presenti su ogni mondo.

Pianeta Numero bambini Numero giocattoli
Terra 1 miliardo 1,1 miliardi
Luna 100 milioni 100 milioni
Marte 400 milioni 200 milioni
Ganimede 200 milioni 400 milioni
Cerere 100 milioni 0

In conclusione, il percorso ottimale deve permettere a Babbo Natale di partire dalla Terra, visitare ognuno degli altri quattro pianeti, ciascuno esattamente una volta, e ritornare al punto di partenza, utilizzando i collegamenti indicati e riuscendo a portare un regalo a ogni bambino. Semplice, no?

Natale con Asimov

Qualche lettore appassionato di fantascienza si sarà forse ricordato che il titolo dell’articolo di dicembre, “Natale su Ganimede”, è lo stesso di un racconto dell’amatissimo (sicuramente da me, ma non solo) scrittore e divulgatore scientifico Isaac Asimov.

Il racconto fu pubblicato nel 1942 sulla rivista Startling Stories. In una sua autobiografia, Asimov rivelò che si era sforzato di scrivere una storia soprattutto divertente, cosa che, a suo parere, è una delle più difficili in assoluto per uno scrittore. Curiosamente, anche il racconto di Asimov tira in ballo Babbo Natale. La storia, com’è facile immaginare, è ambientata sul satellite gioviano Ganimede, per l’occasione popolato da strane creature simili a struzzi, chiamati ossies e utilizzate dalla Ganymedan Products Corporation come forza lavoro. Un giorno qualcuno racconta agli ossies di Babbo Natale, e loro decidono di scioperare finché il barbuto portatore di doni non si recherà in visita su Ganimede. L’azienda entra in una grave crisi, e ciò costringe gli abitanti umani di Ganimede a inscenare una finta visita di Babbo Natale. Tutto sembra risolto, quando gli ossies richiedono che Babbo Natale vada a trovarli ogni anno. Peccato che l’anno ganimediano, cioè il periodo di rivoluzione di Ganimede attorno a Giove, dura soltanto sette giorni terrestri…

La soluzione e i vincitori

La risoluzione del problema richiedeva un po’ di attenzione. Partendo dalla Terra, Babbo Natale può caricare sulla sua astroslitta 1,1 miliardi di regali, ma dovrà consegnarne 1 miliardo prima di lasciare il pianeta. Decollerà quindi con un carico di “soli” 100 milioni di giocattoli, cosa che gli impedirà di atterrare su Marte, visto che sul pianeta rosso ci sono 400 milioni di bambini ma soltanto 200 milioni di giocattoli. La sua seconda tappa potrà quindi essere Cerere oppure la Luna.

Nel primo caso, dopo il pianeta nano sarà sicuramente la volta di Ganimede, perché Marte risulta ancora off limits per motivi di eccedenza di bambini rispetto ai doni disponibili. Dopo Ganimede Babbo Natale deve raggiungere la Luna e Marte, in uno dei due ordini possibili, per poi fare ritorno sulla Terra.

Anche nel secondo caso, la successiva tappa dopo la Luna deve essere per forza di cose Ganimede, seguito da Marte e Cerere, in entrambe le sequenze possibili, e infine la Terra.

I quattro percorsi ammessi sono di conseguenza:

  • Terra Cerere Ganimede Luna Marte Terra
  • Terra Cerere Ganimede Marte Luna Terra
  • Terra Luna Ganimede Marte Cerere Terra
  • Terra Luna Ganimede Cerere Marte Terra

I tempi di percorrenza dei quattro tragitti sono, rispettivamente: 14,5 ore, 12 ore, 13 ore, 11 ore.

Il percorso ottimale, quindi, risulta il seguente:

Terra Luna Ganimede Cerere Marte Terra

A trovarlo per primo è stato Andrea Alessandrini (che non è parente dell’autore), che quindi ha vinto l’abbonamento semestrale. Hanno inviato risposte esatte anche Stefano Zella, Cristian Agostini, Ivano Domenico Mai, Dario Broggi (pur con una imprecisione) e Daniele Tosalli.

I più sentiti complimenti a tutti loro!

CORSO BASE di ASTRONOMIA

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16.04: “Uno sguardo al cielo – parte I”.

info: www.astropolaris.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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16.04, ore 20:30: Visita all’osservatorio di Merate.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Tripla congiunzione tra Mercurio, Marte e una esile falce di Luna crescente.

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La sera del 19 aprile, sull’orizzonte ovest-nordovest, ci sarà la possibilità di assistere a una tripla congiunzione tra Mercurio (mag. –1,5), Marte (+1,4) e una esilissima falce di Luna crescente, con i tre oggetti disposti a formare un perfetto triangolo equilatero di 4° per lato. L’altezza media, calcolata per le 20:30, sarà però di soli +5°.

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di aprile

Al Planetario di Ravenna

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14.04 :Speciale “Conquista dello spazio”: “Piacere Kudrjavka, per gli amici Laika! Cani
e altri animali nello spazio” di S. Ciet, L. Soleri.
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Premio Letterario Galileo 2015 per la divulgazione scientifica

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PREMIO LETTERARIO

GALILEO

Per la divulgazione scientifica
PADOVA 2015

La Giuria scientifica della settima edizione del Premio Galileo, presieduta per il 2015 da Vittorino Andreoli, ha selezionato lo scorso gennaio la cinquina finalista delle opere da sottoporre al giudizio della Giuria popolare, formata da circa 2.500 studenti delle IV superiori di tutte le Province italiane:

  • Marco Massa-Romano Camassi con “I Terremoti. Quando la terra trema”, Il Mulino, 2013;
  • Roberto Defez con “Il caso OGM. Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati”, Carocci editore. Città della Scienza, 2014;
  • Claudio Bartocci con “Dimostrare l’impossibile”, Raffaello Cortina 2014;
  • Carlo Rovelli con “La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose”, Raffaello Cortina 2014;
  • Vincenzo Schettino con “Scienza e Arte”, Firenze University Press, 2014.

La premiazione dell’opera vincitrice, selezionata tra la cinquina finalista da una giuria popolare, formata da studenti di 110 istituti superiori di altrettante province italiane, si svolgerà l’8 maggio 2015 a Padova al Palazzo della Ragione.

Incontri con gli autori finalisti
Centro culturale Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71 – Padova

I cinque finalisti del Premio letterario Galileo presentano le loro opere durante un ciclo di incontri. Gli appuntamenti serali sono aperti a tutta la cittadinanza, mentre quelli che si svolgono di mattina sono dedicati alle scuole.

  • mercoledì 4 marzo, ore 18:00 – auditorium
    Incontro con Claudio Bartocci, autore di “Dimostrare l’impossibile”
  • martedì 10 marzo, ore 18:00 – auditorium
    Incontro con Roberto Defez, autore di “Il caso OGM. Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati”
  • mercoledì 18 marzo, ore 18:00 – auditorium
    Incontro con Vincenzo Schettino, autore di “Scienza e Arte”
  • mercoledì 24 marzo, ore 18:00 – auditorium
    Incontro con Marco Massa e Romano Camassi, autore di “I Terremoti. Quando la terra trema”
  • mercoledì 1 aprile, ore 18:00 – agorà
    Incontro con Carlo Rovelli, autore di “La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose”
Di seguito le schede dei cinque libri in concorso. Invitiamo tutti i lettori a leggerli e a esprimere la propria opinione.

La soffice polvere della chioma della cometa

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Una rappresentazione di Giada mentre raccoglie i grani della Cometa. L’immagine è stata preparata con i materiali forniti dal consorzio GIADA da M. Ferrari and V. Galluzzi. Credit: ESA/Rosetta/GIADA/Univ Parthenope NA/INAF-OAC/IAA/INAF-IAPS.
Una rappresentazione di Giada mentre raccoglie i grani della Cometa. L’immagine è stata preparata con i materiali forniti dal consorzio GIADA da M. Ferrari and V. Galluzzi. Credit: ESA/Rosetta/GIADA/Univ Parthenope NA/INAF-OAC/IAA/INAF-IAPS.

I nuovi dati di Giada

Rosetta, Philae e la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko si trovano a poco meno di 290 milioni di chilometri dal Sole. Il “grande incontro” avverrà questa estate nel mese di agosto, e nel frattempo continuano ad arrivare dati interessanti dagli strumenti a bordo della sonda dell’ESA sulla composizione della cometa e dell’ambiente circostante. Le ultime informazioni le ha inviate GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), strumento progettato per catturare le particelle di polvere della chioma che si sta formando attorno alla cometa man mano che si avvicina al Sole. Analizzando la polvere che viene rilasciata da “Chury” gli esperti possono studiare la storia del materiale che viene espulso.

L’ultimo studio, a cui hanno partecipato anche alcuni ricercatori italiani provenienti da diversi istituti dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica),  prende in considerazione le particelle di polvere raccolte dall’1 agosto 2014 al 14 gennaio 2015. Il lavoro è stato pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, e il primo autore è Marco Fulle, ricercatore presso l’INAF – Osservatorio Astronomico di Trieste. Il team che lavora allo strumento GIADA ha scoperto che le particelle di polvere rilevate possono essere separate in due famiglie: particelle compatte con dimensioni che vanno da 0,03 a 1 mm, e altre un po più grandi e soffici, quasi degli “agglomerati” (anche se si parla sempre di dimensioni millimetriche) che vanno dai 0,2 ai 2,5 mm.

Lo strumento GIADA montato a bordo di Rosetta. Crediti: ESA

Nel paper si legge che le particelle più compatte hanno una densità di 800–3000 kg/m3, coerente con una varietà di minerali o miscele di minerali sulla cometa. Gli aggregati più grandi, invece, sono costituiti da molti grani di dimensioni sub-micron con spazi vuoti in mezzo, e proprio per questo vengono considerati più “soffici”. Si tratta, appunto, di strutture altamente porose associate adaltre particelle simili già osservate dallo strumento COSIMA di Rosetta. La densità di queste particelle più porose è di meno di 1 kg/m3, letteralmente più leggera dell’aria che si può respirare sul livello del mare. Lo stesso Fulle paragona questo dato alla massa di un semino di Tarassaco (il classico “soffione”) soffiato via dal vento.

In cinque mesi sono state raccolte 193 particelle compatte che si sono “scontrate” con i rilevatori a una velocità di 3m/s. Di particelle “soffici”, invece, ne sono state rilevate 853, la maggior parte delle quali proveniva da 45 tempeste di polvere verificate nel corso dei mesi attorno alla cometa. Ogni settimana GIADA ha potuto osservare 2/3 di queste “piogge” di polvere cometaria, piogge davvero molto brevi (dai 0.1 ai 30 secondi ciascuna). Anche se sono state catturate più particelle porose, la loro distribuzione rivela che contribuiscono solo marginalmente alla massa totale della polvere che la cometa sta perdendo.

Un dato importante che segnalano i ricercatori, poi, è la velocità con cui viaggiano queste particelle più soffici: circa 1m/s, e ciò vuol dire che c’è qualcosa che le frena, perché tutte la particelle provenienti dalla cometa dovrebbero viaggiare alla stessa velocità. Secondo gli esperti potrebbe essere proprio Rosetta a fermare la loro corsa. A supporto di questa ipotesi sono state portate le misurazioni effettuate dallo strumento RPC-LAP (Rosetta Plasma Consortium Langmuir probe instrument): Rosetta è caricata negativamente tra -5 e -10 volt a causa di un insieme di fattori associati con l’ambiente di plasma della cometa e con fotoni solari UV che colpiscono la navicella. Questo potenziale negativo decelera le  particelle di polvere.

«Sia la sonda che le particelle di polvere sono caricate negativamente e per questo tra di loro si forma una forza repulsiva», ha detto Fulle. E’ come avvicinare due calamite dal lato della carica negativa: si respingono. «La quantità di accelerazione sperimentata da qualsiasi particella è legata alla sua carica e alla sua massa. Per esempio, gli aggregati porosi – ha aggiunto – possono caricarsi circa 20 volte rispetto alle particelle compatte di raggio equivalente. Queste particelle soffici vengono rallentate e potrebbero anche essere fermate o respinte dalla sonda se il loro rapporto carica-massa fosse abbastanza grande». Fulle ha spiegato poi che «più una particella soffice di polvere è carica, maggiori sono le forze di disturbo interne e quindi maggiore è la possibilità che la stessa particella diventi instabile vicino alla navicella. Questo può portare anche alla sua frammentazione prima di arrivare a GIADA». Le particelle più dense e compatte non risentono di questo fenomeno, come se riuscissero a sfuggire alla carica negativa di Rosetta. Le rapide tempeste di polvere sono provocate proprio dagli agglomerati porosi che si distruggono davanti agli “occhi” di GIADA e Rosetta.

Da quello che hanno potuto capire i ricercatori analizzando i dati inviati da GIADA, i due tipi di particelle sono diversi non solo per massa, ma anche per la loro storia. Le particelle più dense fanno riferimento a quando il Sole era appena nato e nell’ambiente circostante ad esso avvenivano drammatiche e significative trasformazioni. I grani più meno densi, invece, si pensa provengano da materiale primitivo legato alla polvere interstellare, che quindi precede la nascita del Sole.

Per saperne di più:

  • Clicca QUI per leggere lo studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters: “Density and charge of pristine fluffy particles from comet 67P/Churyumov–Gerasimenko”, di Marco Fulle et al.
  • Altre informazioni sulla missione QUI

Congiunzione tra Venere e l’ammasso delle Pleiadi

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Il primo fenomeno di un certo interesse in aprile sarà la congiunzione tra Venere e l’ammasso delle Pleiadi che avrà luogo la sera dell’11. Non sarà certamente simile a quella che il 3 aprile 2012 vide il pianeta transitare direttamente sull’ammasso (per vederne di eguali bisognerà attendere il 2020), ma una distanza angolare di 2,5° sarà comunque sufficiente per ottenere delle foto molto suggestive.

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di aprile

Associazione Astrofili Bassano del Grappa

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12.04, ore 17:00: “Noi e la Luna” di Giordano Cervi.
Per info sull’Associazione: cell. 333.4653279
astrofilibassano@gmail.com
www.astrofilibassano.it
Per info sulla Specola: tel. 0423.934111
ufficio@centrodonchiavacci.it
www.specolachiavacci.it

Associazione Astrofili Bassano del Grappa

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12.04: ore 17:00: “Noi e la Luna” di Giordano Cervi.
Per info sull’Associazione: cell. 333.4653279
astrofilibassano@gmail.com
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Per info sulla Specola: tel. 0423.934111
ufficio@centrodonchiavacci.it
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Comete – LA LOVEJOY CORRE INCONTRO ALLA POLARE

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EFFEMERIDI

Il percorso apparente della C/2014 Q2 (Lovejoy) durante aprile porterà la cometa a puntare la Polare partendo da Cassiopea e passando per il Cefeo. Essendo circumpolare sarà visibile tutta la notte, ma a metà mese l’ora più adatta per l’osservazione sarà quella dell’immediato dopo cena.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nella Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 71 di Coelum n.191 – 2015

Stazione Spaziale, i più spettacolari transiti del periodo

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Aprile sarà un mese decisamente favorevole per seguire la Stazione Spaziale Internazionale che sarà rintracciabile nei nostri cieli a orari tardo pomeridiani o serali; niente sveglie antelucane dunque! E i transiti notevoli, con magnitudini elevate, saranno ben sei. Il 4 aprile quando – dalle 20:44 alle 20:51, osservando da SO a E – la ISS sarà visibile da ogni zona del paese, più favoriti gli osservatori del Sud Italia. La magnitudine massima si attesterà su un valore di –3,0, quindi il transito sarà individuabile senza alcun problema, meteo permettendo.

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di aprile

L’articolo completo è pubblicato su Coelum n.191 – 2015 alla pagina 62

Giunone, il grande asteroide visto da ALMA

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Animazione dell’asteroide Giunone a quasi 300 milioni di km di distanza ottenuta da immagini ALMA ad alta risoluzione (cliccare sopra se non parte). Crediti: ALMA (NRAO/ESO/NAOJ)
Animazione dell’asteroide Giunone a quasi 300 milioni di km di distanza ottenuta da immagini ALMA ad alta risoluzione (cliccare sopra se non parte). Crediti: ALMA (NRAO/ESO/NAOJ)

Una serie di immagini realizzate con ALMA, il radiotelescopio Atacama Large Millimeter / submillimeter Array dell’ESO in Cile, forniscono una visione senza precedenti della superficie di Giunone (formalmente 3 Juno), uno dei principali membri della fascia di asteroidi più interna del nostro sistema solare. Messe in sequenza a formare una breve animazione, le immagini ad alta risoluzione mostrano l’asteroide in rotazione nello spazio risplendere nella “luce” delle lunghezze d’onda millimetriche.

«Contrariamente ai telescopi ottici, che catturano la luce proveniente dal Sole e riflessa dai corpi osservati, le nuove immagini ALMA mostrano la radiazione alle lunghezza d’onda millimetriche realmente emessa dall’asteroide», ha detto Todd Hunter, un astronomo del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) statunitense. «Utilizzando ALMA per ottenere l’immagine del bagliore termico da asteroidi come Giunone e da altri corpi del nostro sistema solare, gli astronomi saranno in grado di studiarne le caratteristiche, come la forma, la composizione, le proprietà della superficie».

L’osservazione ALMA completa, che comprende 10 differenti immagini, documenta circa il 60 per cento di una rotazione completa dell’asteroide. E’ stata portata a termine nel corso di quattro ore il 19 ottobre 2014, quando Giunone si trovava a circa 295 milioni di chilometri dalla Terra. In queste immagini, l’asse di rotazione dell’asteroide è inclinato in direzione opposta alla Terra, permettendo di scorgerne in maniera precipua l’emisfero meridionale. Un articolo scientifico con il dettaglio delle osservazioni eseguite è stato preparato dai rappresentanti l’intero consorzio internazionale ALMA ed è in procinto di essere pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

Serie di immagini dell’asteroide Giunone ottenute da ALMA durante la Long Baseline Campaign. Crediti: ALMA (NRAO/ESO/NAOJ)

In questa osservazione ALMA ha ottenuto una risoluzione di 40 milliarcosecondi, per cui ciascun pixel nelle immagini rappresenta circa 60 chilometri, che corrispondono approssimativamente a un quarto della superficie di Giunone. Se al profano può risultare un po’ sgranata, per gli scienziati questa risoluzione rappresenta un grande miglioramento rispetto precedenti osservazioni fatte a lunghezze d’onda simili, risultando sufficiente a risolvere chiaramente la forma dell’asteroide e, potenzialmente, a ricavarne le caratteristiche superficiali di spicco.

Modelli precedenti di Giunone sviluppati studiando la sua luce riflessa indicano che ha un forma oblunga, simile a una patata, con presumibili rientranze minori sulla sua superficie. Le immagini ALMA sembrano ora sostenere questo modello. Con un diametro di circa 240 chilometri, Giunone è tra i più grandi membri della fascia principale degli asteroidi del sistema solare, anche se non può certamente competere con l’abitante più massiccio di questa regione: il pianeta nano Cerere, che si accinge proprio in questi giorni ad ospitare la missione Dawn della NASA.

«Questa nuova osservazione dimostra chiaramente che ALMA sarà uno strumento molto potente per studiare gli asteroidi», ha detto l’astronoma dello NRAO Arielle Moullet. «Alla sua massima risoluzione, ALMA è abbastanza potente per risolvere la superficie di molti asteroidi».

Giunone giungerà nel mese di novembre 2018 al suo punto di massimo avvicinamento con la Terra. Dal momento che l’asteroide sarà molto più vicino di quanto non fosse nelle osservazioni più recenti, ALMA sarà in grado di raddoppiare la sua risoluzione e svelare quindi nuovi dettagli su questo intrigante oggetto spaziale.

Alcune delle antenne di ALMA sul Plateau di Chajnantor, 5.000 metri sul livello del mare. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/W. Garnier (ALMA)

Giunone è uno dei cinque obiettivi selezionati per la ALMA Long Baseline Campaign, una serie di osservazioni specificamente volte a testare le capacità ad alta risoluzione del telescopio, raggiungibili quando le antenne spostabili sono portate al loro massimo grado di separazione, ovvero fino a 15 chilometri di distanza.

Dawn a Cerere: inizia la scienza

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Rappresentazione artistica della sonda Dawn in arrivo verso Cerere. Crediti: NASA/JPL

Fin dal suo arrivo al pianeta nano Cerere, lo scorso 6 marzo, la sonda Dawn della NASA ha funzionato perfettamente, continuando il suo cammino grazie al motore a ioni. La spinta del motore, combinata alla gravità di Cerere, sta gradualmente portando la sonda su un’orbita circolare attorno al pianeta nano. Tutti i sistemi e gli strumenti a bordo della sonda godono di ottima salute.

A partire dall’inizio di marzo, Dawn ha seguito la traiettoria prevista verso il lato oscuro di Cerere, il lato rivolto dalla parte opposta rispetto al Sole. Dopo l’aggancio gravitazionale, lo slancio della sonda l’ha portata ad una quota più elevata, raggiungendo la distanza massima di 75.400 km il 18 marzo. Oggi Dawn si trova a circa 42.000 km dalla superficie di Cerere, e sta scendendo verso la prima orbita scientifica pianificata, a 13.500 km dalla superficie.

Rappresentazione artistica della sonda Dawn in arrivo verso Cerere. Crediti: NASA/JPL

l 10 e il 14 aprile verranno acquisite le prossime immagini con la camera ottica a bordo della sonda, e saranno pubblicate on-line dopo una prima analisi da parte del team scientifico. Nel primo set di immagini il pianeta nano apparirà come una falce sottile, proprio come le immagini scattate il 1° marzo, ma con una risoluzione circa 1.5 volte maggiore. Le immagini del 14 aprile riveleranno una mezzaluna leggermente più grande con dettaglio ancora maggiore. Una volta che Dawn si posizionerà lungo la sua prima orbita scientifica, il 23 aprile, inizierà la campagna intensiva di raccolta dati.

Verso i primi di maggio le immagini miglioreranno la nostra visione di tutta la superficie, incluse le misteriose macchie luminose che hanno catturato l’attenzione di scienziati e appassionati. Ciò che rappresentano questi riflessi della luce solare è ancora fonte di dibattito, ma una visione ravvicinata potrebbe aiutare a determinare la loro natura. Le regioni che ospitano le macchie luminose probabilmente non saranno visibili per il set di immagini del 10 aprile, e ancora non è chairo se saranno visibili per il 14 aprile. Il 9 maggio Dawn completerà la prima fase di raccolta dati su Cerere e comincerà a spiraleggiare verso a un’orbita più bassa, che le permetterà di osservare il pianeta nano da più vicino.

Il 10 aprile, in occasione dell’inserimento in orbita della sonda, l’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo e l’INAF-IAPS di Roma, con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana e della NASA, organizzano presso il Palazzo dei Normanni a Palermo l’evento “Cerere ieri e oggi: da Piazzi a Dawn”.
Alle 10 si svolgerà la conferenza stampa, che verrà trasmessa in streaming da media INAF, e a partire dalle 17:30 avrà inizio l’evento aperto al pubblico, con la conferenza di Ileana Chinnici dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo e Maria Cristina De Sanctis dell’INAF-IAPS che metterà a confronto le osservazioni storiche con gli ultimi risultati scientifici della missione Dawn.
Saranno presenti il Presidente dell’INAF Giovanni Bignami, il vice Presidente della Commissione Cultura del Senato Fabrizio Bocchino, il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Davide Faraone, l’Assessore alla cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano, il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo Roberto Lagalla, il Direttore dell’INAF-OAPa Giusi Micela, la Responsabile ASI Unità Osservazione dell’Universo Barbara Negri, e il Direttore dell’INAF-IAPS.

L’intero congresso sarà trasmesso sul canale INAF tv.

Per maggiori informazioni e il programma dettagliato, consultare la pagina web dedicata all’evento.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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10-12.04 Giornata internazionale dei Planetari A cura dell’Associazione dei Planetari Italiani con il patrocinio della UAI.

info: www.astrofilibresciani.it/Planetari/Planetari_News

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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10.04: “La fine del pianeta Terra: come e quando” di Fulvio Mancinelli.
Ingresso libero con consumazione obbligatoria. Info: aperitivoconlestelle@libero.it (Laura Pulvirenti, coordinatrice evento).
Per pernottare sono disponibili tariffe scontate
Per info: cell. 329.2787572 – ccat@libero.it
www.astrofilitrieste.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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10.04: “Vaghe stelle dell’Orsa…” proiezione di Franco Molteni.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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10.04: “Risonanze nel Sistema Solare” di Pietro Planezio.
Per il programma completo andare al sito.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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10.04: “Risonanze nel Sistema Solare” di Pietro Planezio.

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

CORSO BASE di ASTRONOMIA

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09.04: “Le stelle: fornaci del cosmo”.

info: www.astropolaris.it

Planetario di Roma

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08.04:“Circolazioni di Stelle” ovvero come la rappresentazione artistica e letteraria degli astri, nelle diverse epoche storiche, abbia seguito delle migrazioni culturali tra un continente e l’altro. Relatore Piero Boitani.

Info: Tel. 060608 – info@planetarioroma.it
www.planetarioroma.it

CORSO di ASTRONOMIA …e le stelle stanno a guardare

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08.04: Visita all’Oss. Astronomico di Asiago.
info:www.astrofilibassano.it.

Al Planetario di Ravenna

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07.04 :Speciale “Conquista dello spazio”: “L’esplorazione di Marte” di A. Galegati.
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

“Galileo ha osservato lo spazio… ora lo spazio osserva Galileo!”

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La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è l’avamposto spaziale in orbita attorno alla Terra a circa 400 chilometri di quota. Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG), simbolo della tecnologia e della ricerca italiana, è l’avamposto atlantico della ricerca astronomica nell’Isola di La Palma (Canarie) a quasi 4 000 chilometri di distanza dall’Italia. Per un istante questi due avamposti si sono fermati per raccontarsi con uno scatto fotografico.

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Postcards from TNG – La Palma

La traccia lasciata dalla ISS mentre lo scorso febbraio sorvolava l'arcipelago spagnolo. In questa e nelle foto successive realizzate dagli astronomi del TNG sono visibil anche la Luna, Venere, Marte , Urano, la cometa C/2014 Lovejoy ecc. Le immagini sono state poi mandate a Samantha Cristoforetti. Credits: FGG-TNG.

Il tutto è nato dall’idea coltivata da un gruppo di astronomi del TNG con i primi transiti della ISS sopra La Palma e le varie fotografie scattate al cielo notturno nelle notti osservative: Samantha, fotografa il TNG e noi fotografiamo te!

Così, sette astronomi hanno preparato le loro attrezzature, cavalletto e corpo macchina, giubbotti e sciarpe per ripararsi dal freddo e dal vento ostinato, e sono saliti a 2400 metri di quota (vedi il video). E dopo conti minuziosi e dettagliati alla ricerca del miglior transito, dopo la ricerca della migliore posizione dove immortalare la ISS con la sagoma del telescopio dentro il campo di vista della macchina, in una serena notte di febbraio hanno finalmente immortalato il passaggio della ISS.

The FGG-TNG group involved in the mission. From left to right: Massimo Cecconi, Marco Pedani, Sabrina Masiero, Manuel Gonzales, Emilio Molinari, Vincenzo Guido and Gloria Andreuzzi. Crediti: FGG/TNG

Una selezione delle foto migliori è stata quindi inviata a Samantha assieme a una foto-ricordo.

Emilio Molinari, Direttore del TNG e parte del gruppo di fotografi, racconta: “È stato un modo di condividere il cielo del pianeta Terra con qualcuno di speciale, con una astro-collega che viaggia in quella distesa di stelle che osserviamo tutte le notti. E, per una volta, una stella ha osservato il TNG!”.



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La palla è quindi passata a Samantha che, coordinate alla mano, noti istante e posizione della ISS sopra l’Arcipelago delle Isole Canarie, nella tarda serata del 26 marzo scorso ha immortalato l’isola di La Palma dove, a 2400 metri di quota sull’enorme cratere, la Caldera de Taburiente, sorge uno dei più grandi centri astronomici al mondo, l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos cui il TNG fa parte. A guardarlo dal punto più alto, El Mirador del Roque de Los Muchachos, il TNG sembra un fungo bianco insieme ad altri 14 telescopi, disperso sul bordo di un mare di nuvole e oceano. E per una sera è diventato il centro dell’obbiettivo di Samantha.

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Postcards from Samantha – ISS, Space

Samantha Cristoforetti’s La Palma Island pictures. Green-red airglow, due to Oxigen OI above 100km, is well visible with the stars. The fluidynamic paths appearing around the Canary Islands are called Kármán vortex streets. Credits: Samantha Cristoforetti/NASA/ESA/ASI.

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Quattro delle sette isole principali che formano l'arcipelago. Four of the seven main islands of the archipelago.Clouds cover most of the eastern side of La Palma (the upper left one), the well known phenomenon due to the trade winds which contribute to the cloud formation. The green dot shows the Telescopio Nazionale Galileo (TNG) position. Credits: Samantha Cristoforetti/NASA/ESA/ASI.

Samantha Cristoforetti ha annunciato con un tweet il simpatico scambio di fotografie: “Galileo ha osservato lo spazio: finalmente lo spazio osserva Galileo! Ciao Canarie, ciao Telescopio Galileo!”

Grazie Samantha: sei invitata a venirci a trovare al TNG! E lo stesso tutti voi che leggete!

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Link utili

Asteroidi – MASSALIA e PARTHENOPE due signori nella notte

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EFFEMERIDI

Questo mese portiamo la nostra attenzione in una regione celeste occupata dalla costellazione della Vergine, dove avremo l’opportunità di poter seguire con comodo una storica coppia di asteroidi che si muoverà di moto indiretto separata da una distanza angolare di circa otto gradi. Il più luminoso (mag. a metà mese circa +9,5) sarà quello che si muove a sud, ovvero (20) Massalia, mentre più a nord con andamento quasi parallelo si sposterà (11) Parthenope, di magnitudine intorno alla decima. Entrambi saranno in opposizione nella terza decade del mese.

Vi ricordiamo poi di tenere sempre d’occhio la coppia (625) Xenia e (166) Rhodope, i due asteroidi da gennaio se ne stanno andando in giro praticamente affiancati, distanti tra di loro non più di 15’/20’… e lo faranno fino a maggio! (al link i dettagli e le effemeridi dei due pianetini)

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum 191 – 2015

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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03.04: “Nel buio degli anni luce: l’Universo Extragalattico” di Stefano Schirinzi
Ingresso libero con consumazione obbligatoria. Info: aperitivoconlestelle@libero.it (Laura Pulvirenti, coordinatrice evento).
Per pernottare sono disponibili tariffe scontate
Per info: cell. 329.2787572 – ccat@libero.it
www.astrofilitrieste.it

Associazione Astrofili Centesi

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03.04: “Il Cern, il più grande laboratorio scientifico del mondo”. Al telescopio: I pianeti Giove e Venere, le stelle del Grande Carro.
Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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03.04: “Viaggio nelle dimensioni: buchi neri, wormholes e universi paralleli” conferenza di L. Lazzati. Osservazioni con i telescopi del gruppo.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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04.04, ore 16:00: Speciale La settimana di Urania (ingresso gratuito
per le donne): Sotto le stelle del Planetario”.
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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03.04: “Viaggio nelle dimensioni: buchi neri, wormholes e universi paralleli” di Loris Lazzati.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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04.04: ore 16:00: “Sotto le stelle del Planetario”..

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Il Cielo di Aprile

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EFFEMERIDI

Verso l’inizio della notte astronomica di metà aprile (poco prima delle 22:00), Orione e Toro, le prime costellazioni del cielo invernale a scivolare verso la congiunzione eliaca, staranno ormai declinando sull’orizzonte ovest. Solo l’Auriga e i Gemelli, più alte in declinazione, terranno ancora testa alle incalzanti costellazioni primaverili.

Tra queste, alle 23:00 il Leone sarà già in meridiano, seguito più a est dalla Vergine e da Boote. Sull’orizzonte di est-nordest, comincerà ad alzarsi la grande figura dell’Ercole, seguita a notte fonda dalla Lira e dal Cigno. Lo zenit sarà invece dominato dalla grande figura dell’Orsa Maggiore.

Il Sole si muoverà nella costellazione dei Pesci fino al 19 aprile, data in cui entrerà in Ariete. Complessivamente, nel corso del mese guadagnerà 10 gradi in declinazione, passando dai +53° ai +63° come massima altezza raggiunta sull’orizzonte al momento del transito al meridiano.

Cassini fotografa la luna Rea

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Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute. Autori: Heike Rosenberg eTilmann Denk della Freie Universität a Berlino

Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute. Autori: Heike Rosenberg eTilmann Denk della Freie Universität a Berlino

La sonda della NASA Cassini è tornata ad orbitare attorno al piano equatoriale di Saturno questo mese e dopo due anni può di nuovo osservare e studiare le lune del sesto pianeta del Sistema solare (prima, infatti, la sonda volava in prossimità dei poli di Saturno con un’orbita molto inclinata, denominata Rev 213 al centro di controllo della missione). Per festeggiare questo grande ritorno, lo scorso 9 febbraio Cassini ha effettuato un flyby (che in gergo tecnico significa volo ravvicinato) con una delle lune ghiacciate di Saturno, Rea, anche se in questi mesi la sonda ha comunque effettuato flyby attorno a Titano (anche per avvicinarsi man mano al piano equatoriale). Le immagini che vedete qui sopra sono state scattate in due momenti diversi (con un intervallo di circa un’ora e mezza) da 80.000 a 50.000 chilometri di distanza dalla luna.

Per dimensioni, Rea è il secondo satellite naturale di Saturno e il nono del Sistema solare. Questa luna fu scoperta il 23 dicembre 1672 dall’astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini (a cui appunto è stata dedicata la missione della NASA), ma in passato è sempre stata chiamata Saturno V (mentre Titano era Saturno 1).

Le immagini sono state scattate usando la narrow-angle camera (NAC) e migliorate con i dati provenienti dalla wide-angle camera. Sono stati usati diversi filtri spettrali (infrarosso, ultravioletto, verde e trasparente) e i dati sono stati poi uniti per creare questo mosaico unico nel suo genere, soprattutto perché a colori. Quella che vedete, infatti, è una gamma estesa di colori visibili all’occhio umano per evidenziare le differenze sottili di colore in tutta la superficie della luna ghiacciata. La superficie della luna è abbastanza uniforme se vista nel suo colore naturale. (Per la foto in bianco e nero CLICCA QUI).

Entrambe le immagini sono ricostruite con il metodo delle proiezioni ortografiche: esse ci restituiscono una visione di Rea proprio come se noi la stessimo osservando dalla Terra con l’ausilio di un potentissimo telescopio. L’immagine più piccola sulla sinistra è centrata a 21 gradi di latitudine nord, 229 gradi di longitudine ovest e la risoluzione è di 450 metri per pixel. L’immagine sulla destra è una di quelle a più alta risoluzione (300 metri per pixel) della luna Rea ed è centrata a 9 gradi di latitudine nord, 254 gradi di longitudine ovest.

Per saperne di più:

Visita il sito della missione CASSINI della NASA

Pio & Bubble Boy – Coelum n.191 – 2015

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Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 191
Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 191

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.191 – 2015. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

La situazione al 28 febbraio e… un nuovo iscritto!

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Intanto, una bella notizia! Abbiamo infatti un nuovo iscritto alla competizione, ovvero Giuseppe Pappa, 27enne di Mascalucia, provincia di Catania.

Ecco come si presenta Giuseppe: «Sono appassionato di astronomia sin da piccolo e ho spesso inviato foto alla vostra rivista. La mia passione principale sono e continuano a essere le comete, ma mi piace spesso spaziare in altri campi. Ho visto che su Coelum, da tempo, si parla di questo “Club dei 100 asteroidi” e la cosa mi ha incuriosito a tal punto che ho pensato di prendere parte anche io all’iniziativa. Il mio obiettivo è riprendere gli asteroidi con una semplice reflex digitale. In passato ho seguito al telescopio quelli più luminosi ma questa volta voglio provare qualcosa di diverso. Nel mio sito http://giuseppepappa.altervista.org sto creando la pagina dedicata alle mie osservazioni».

Un caloroso benvenuto a Giuseppe che, come si apprende leggendo il suo primo report, ha iniziato col vento in poppa. «Per quanto riguarda il mio esordio posso ritenermi soddisfatto nonostante le copiose piogge che hanno colpito la Sicilia. Lafotocamera con cui riprendo mi sta dando buone soddisfazioni e nelle poche serate a disposizione, nonostante il disturbo lunare, sono riuscito a riprenderne in tutto 13, anche di poco luminosi».

E se Giuseppe è partito a favore di vento, gli altri partecipanti devono invece aver incontrato bonaccia sul loro campo di regata. A parte infatti Luca Maccarini, che prosegue costante e sicuro, nessuno ha guadagnato terreno. Sentiamo dunque il report di Luca:

«Luci e ombre per quanto riguarda le condizioni meteo di febbraio. Alla fine, complice anche un piccolo intervento chirurgico, porto a casa due soli “sassetti volanti”, (56) Melete mag. +12,7 e (44) Nysa mag. +9,9 che portano il mio bottino personale a 69. Inutile dire che confido   nell’arrivo della primavera e nel bel tempo».

La situazione aggiornata è quindi la seguente: Ugo Tagliaferri (Socio effettivo del Club); Andrea Tomacelli-Valeria Starace 98; Paolo Palma 97; Luca Maccarini 69; Edoardo Carboni 47; Adriano Valvasori 28; Giuseppe Ruggiero 28; Giuseppe Pappa 13; Bruno Picasso 4.

Per informarvi sugli oggetti osservati da Pappa e da tutti gli altri vi rimandiamo alla consultazione della apposita tabella inserita nella pagina web del sito della rivista dedicata all’iniziativa, dove troverete anche tutti i dettagli per partecipare e le schede dei partecipanti.

Claudio Pra

CORSO di ASTRONOMIA …e le stelle stanno a guardare

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01.04: “Meraviglie dell’Universo” di F. Stevan.
info:www.astrofilibassano.it.

Plutone: scatta il totonomi. Un’iniziativa di IAU, NASA e SETI

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Un'interpretazione artistica di Plutone e Caronte. Crediti: International Astronomical Union.

Un'interpretazione artistica di Plutone e Caronte. Crediti: International Astronomical Union.

La sonda NASA New Horizons si trova ormai a un tiro di schioppo da Plutone e l’incontro con il pianeta nano è fissato in calendario per il prossimo 14 luglio, quando la navicella statunitense sorvolerà l’affascinante e inesplorato pianeta ai confini del Sistema solare.

New Horizons ha iniziato il suo lungo viaggio verso Plutone nove anni fa e oggi è nella prima delle fasi di approccio al pianeta, in preparazione del fly-by, ad oltre 7,5 miliardi di chilometri dalla Terra. Ed è tempo di iniziare a pensare alla nomenclatura di tutto quanto la sonda NASA andrà a scoprire da quelle parti.

Scatta il totonomi su iniziativa dell’International Astronomical Union, il SETI Institute e l’Agenzia spaziale statunitense. La campagna per la nomenclatura è aperta a tutti: sarà il pubblico a decidere della costruenda cartografia plutoniana.

Sul sito web http://ourpluto.seti.org è già possibile esercitare il proprio diritto voto, sulla base di un elenco proposto e a cui, tuttavia, è possibile fare aggiunte ad hoc, nel rispetto dei criteri di nomenclatura internazionali che contemplano mitologia, letteratura e storia dell’esplorazione spaziale.

E allora coraggio, enciclopedia alla mano! C’è da rispolverare tutta la mitologia del mondo sommerso fatta di dei, dee, eroi ed esploratori. Ci sono i nomi dei letterati associati a Plutone e alla fascia di Kuiper. E valgono anche nomi di scienziati e ingegneri.

Per Caronte e le lune di Plutone l’anagrafe dei nomi si allarga a destinazioni e mete spaziali più e meno immaginarie dei romanzi di fantascienza, i racconti di esplorazione della mitologia, divinità notturne. A Kerberos, com’è naturale, è associato tutto il mondo canino: valgono tutti i migliori amici dell’uomo reperibili in letteratura, mitologia e storia. Per Hydra avanti con serpenti e draghi leggendari.

Infine c’è il capitolo missioni spaziali: qui la scelta ricade su autori, artisti, registi ed esploratori di terra, aria e mare. La campagna si chiude il 7 aprile 2015. L’International Astronomical Union ha l’ultima parola sulla classifica generale.

La sonda NASA si è svegliata da un lungo letargo lo scorso dicembre e presto avvicinerà le orbite dei cinque satelliti che si inseguono attorno al pianeta nano. Il 25 gennaio New Horizons ha iniziato a raccogliere immagini grazie al Long-Range Reconnaissance Imager (LORRI), che rientra nel suo pacchetto di strumenti. Raccogliere fin da subito importanti informazioni sulla dinamica dei satelliti di Plutone è fondamentale, anche per ciò che concerne la stessa navigazione del veicolo spaziale in questi ultimi milioni di chilometri che mancano alla meta. Manca poco. Ci siamo quasi.

L’iniziativa sul sito della IAU

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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20.03: Sun Party – eclisse parziale di Sole La mattina del 20 marzo un’ampia porzione del disco solare sarà occultato dalla Luna (eclissi totale all’estremo Nord: isole Faroe e Svalbard).Un evento spettacolare non molto frequente che ogni appassionato non potrà fare a meno di osservare!

info: http://divulgazione.uai.it

Curiosity: Azoto marziano nel forno di SAM

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Il rover Curiosity guarda verso il cratere Gale e il Monte Sharp. Foto scattata nel sol 548. Credit: NASA/JPL-Caltech/Ken Kremer- kenkremer.com/Marco Di Lorenzo

Il rover Curiosity guarda verso il cratere Gale e il Monte Sharp. Foto scattata nel sol 548. Credit: NASA/JPL-Caltech/Ken Kremer- kenkremer.com/Marco Di Lorenzo

DALLE ROCCE RACCOLTE DA CURIOSITY

Per fare una buona torta è indispensabile avere la ricetta con gli ingredienti ben dosati e un forno alla temperatura giusta. Qualcosa di simile – ma alla rovescia – accade su Marte, quando SAM entra in azione. Lui non è un cuoco, ma lo strumento a bordo del rover Curiosity che dal 2012 sta esplorando la superficie di Marte. SAM (Sample Analysis at Mars) ospita un complesso sistema automatizzato e miniaturizzato che riesce ad analizzare con estrema precisione di cosa è composto il materiale che proviene dal terreno e dalle rocce del Pianeta rosso, raccolto dal braccio robotico o dal trapano di Curiosity. Questo microlaboratorio di analisi usa il piccolo ma potente forno di cui è dotato, non per produrre pietanze da proporre a fantomatici clienti marziani ma per ricavare gli elementi e i composti di cui sono fatti i campioni che ingurgita. In pratica, ‘cuocendoli’ a temperature fino a 1.000 gradi celsius riesce a risalire, con una precisione da far impallidire quella delle bilance digitali nelle nostre case, alla loro ricetta: ingredienti (ovvero i composti chimici) e relative proporzioni . Dopo numerosi cicli di lavoro, quando SAM ha inviato gli ultimi dati della sua attività qui sulla Terra, ha fatto saltare sulla sedia i ricercatori del Goddard Space Flight Center della NASA. Monossido di azoto (ovvero una molecola che vede legati insieme un atomo di azoto e uno di ossigeno) è stato infatti rinvenuto in tre campioni: uno proveniente da polvere e sabbie del sito Rocknest e due da trapanazioni dai siti John Klein e Cumberland, entrambi nella Yellowknife Bay.

L’interesse per questa scoperta è legato al fatto che la molecola di monossido di azoto (NO) potrebbe derivare dalla decomposizione indotta da riscaldamento di un gruppo chimico più complesso, ovvero il nitrato (formato da un atomo di azoto e tre di ossigeno, NO3). E i nitrati sono composti che contengono azoto in una forma che può essere utilizzata dagli organismi viventi. L’azoto è essenziale per tutte le forme di vita conosciute, in quanto è presente in strutture molecolari più complesse come il DNA e l’RNA, che codificano le istruzioni genetiche per la vita, o nelle proteine. Tuttavia, la sola presenza di azoto non garantisce che composti e processi biologici poi si sviluppino concretamente. Sappiamo già che nella pur tenue atmosfera di Marte l’azoto è presente in forma gassosa (due atomi legati tra loro, N2) che è piuttosto inerte e interagisce poco con le altre molecole. Per diventare più ‘utili’, gli atomi di azoto devono essere separati e quindi fissati in gruppi chimici più reattivi, proprio come i nitrati, che giocano un ruolo decisivo nelle  reazioni chimiche di tipo biologico. Questa trasformazione, sulla Terra, viene realizzata da alcuni organismi che sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, un processo fondamentale per l’attività metabolica degli esseri viventi. Ma non solo: piccole quantità di azoto sono fissate, ad esempio, anche da eventi energetici come i fulmini.

L’equazione “monossido di azoto = vita su Marte” acquista dunque forza, ma gli esperti sottolineano che non abbiamo ancora le prove definitive che le molecole trovate da SAM siano state prodotte da fenomeni biologici, specie in tempi recenti: la superficie di Marte è oggi del tutto inospitale per le forme di vita conosciute. Il team di scienziati che ha analizzato questi risultati ritiene invece che la presenza di nitrati sul Pianeta rosso abbia un’origine antica, probabilmente dovuta a processi di natura non biologica, come gli impatti di meteoriti e fulmini avvenuti in un lontano passato di Marte. Per togliere ogni dubbio sui risultati, gli scienziati hanno considerato anche una ulteriore spiegazione della presenza di composti azotati nei risultati delle analisi di SAM, decisamente meno affascinante. Che cioè queste molecole potessero il prodotto di effetti secondari dovuti al fortissimo riscaldamento di alcuni materiali presenti nel piccolo forno di SAM. Ipotesi però verificata e scartata dai ricercatori NASA, secondo i quali la quantità di monossido di azoto presente nei campioni analizzati sarebbe, anche nel peggiore dei casi possibili, più del doppio di quello ‘fasullo’ generato direttamente da SAM. I nitrati dunque sembrano esserci davvero su Marte. La loro origine, soprattutto biologica, è però ancora tutta da confermare.

Per saperne di più:

  • l’articolo Evidence for indigenous nitrogen in sedimentary and aeolian deposits from the Curiosity rover investigations at Gale crater, Mars di Jennifer C. Stern et al., pubblicato on line sul sito della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences

Stazione Spaziale, i più spettacolari transiti del periodo

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In marzo la Stazione Spaziale Internazionale tornerà ad attraversare i nostri cieli in orari purtroppo piuttosto scomodi, ovvero prima dell’alba. Per questo motivo riportiamo solo i transiti più evidenti, luminosi e visibili dalla maggior parte della nazione in modo da valorizzare ogni sveglia. Il 12 marzo quando – dalle 05:44 alle 05:53, osservando da SO a NE – la ISS sarà ben visibile da ogni zona del paese – che taglierà quasi in due longitudinalmente – con un piccolo vantaggio per il Nord Italia da dove sarà possibile vederla transitare vicino alla coppia Luna-Saturno: una ottima occasione per una originale ripresa fotografica!

Per effemeridi di Luna, Sole, pianeti, comete e asteroidi consultare il Cielo di marzo

L’articolo completo è pubblicato su Coelum n.190 – 2015 alla pagina 64

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